Il Brainworker è colui che possiede gli strumenti intellettuali necessari per instaurare nell'azienda, nell'ufficio, nello studio, nel negozio dispositivi di valorizzazione del patrimonio e dispositivi di direzione, di comunicazione, di qualità in modo che il destino dell'azienda non sia nelle mani dell'umoralità, dei personalismi, delle superstizioni, delle performance euforiche o disforiche, ma poggi sulle virtù immortali e imprevedibili della Parola Originaria. Per ciascuno, assumere l’impresa fino in fondo vale a assumerla fino alla cifra, finché l’attore stesso non divenga cifra, non divenga regista.
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Il brainworking indica un nuovo modo di intendere il capitale oltre il possesso. Il capitale è quello dell'intelletto, non del possesso, la padronanza sulle cose, sugli uomini, sulla Parola. Il capitale è quello cui si giunge dopo un itinerario di qualità, non è il fondamento da cui partire. Il capitale è in direzione della cifra non della significazione. Fare brainworking è verificare come l'impresa stia nella parola e quali siano i suoi dispositivi intellettuali. Una forma di brainworking ante litteram è quella contenuta in una citazione del "Principe" di Niccolò Machiavelli: "Il possesso è la rovina. Non occorre possedere una città per governarla. È consigliabile invece leggere le istorie e in quelle considerare le azioni di uomini eccellenti e con industria farne capitale per potersene valere nelle avversità, acciò che, quando si muta la fortuna, lo trovi parato a resisterle" (Armando Verdiglione, Brainworker. Atti del convegno internazionale Brainworking. Il capitalismo intellettuale - Milano, dal 30 novembre al 2 dicembre 2001, Edizioni Spirali/L'alingua, novembre 2003.)
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