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Il mito di Ajasé e il mito di Oreste


  
 
Notazioni
Scrive Keigo Okonogi nella sua opera Il mito di Ajasé e la famiglia giapponese (Spirali 1986, p. 48):
"Ajasé (pronuncia giapponese del sanscrito Ajâtasatru) figura che appare nelle scritture buddiste, era il principe ereditario di Magadha, un regno dell'antica India. Contemporaneo più giovane di Buddha, diventò in seguito un re potente. La sua nascita è legata a una vicenda oscura. Poiché la sua bellezza stava velocemente sfiorendo, la madre Idaike, temendo di perdere l'affetto del marito, re Binbashara, volle a tutti i costi un figlio".
Qui, la regina vuole il figlio, così non perde l'affetto. Comunque, sarebbe stata madre. E, come madre, non avrebbe potuto perdere il figlio.
"L'ansia la spinse a consultare un indovino il quale le disse che nella foresta viveva un saggio che sarebbe morto nel giro di tre anni e che si sarebbe reincarnato in suo figlio".

Questa la metempsicosi, con cui si afferma la genealogia.
Dall'indovino, come dall'oracolo di Delfi per Edipo, la madre viene a sapere questo. Lei va a consultare l'indovino, Idaike. "La regina, tormentata dalla paura". La paura, l'aveva prima: la paura di perdere la bellezza, di perdere l'affetto del marito. E, adesso, vediamo perché è un'altra paura: "[…] non riuscì a aspettare che passassero i tre anni". La madre ha paura di perdere l'affetto del marito. Tre anni sono troppi, deve aspettare tre anni per la reincarnazione, perché il saggio si reincarni nel bambino, "[…] e per l'impazienza di avere un figlio, fece uccidere il saggio". Prima muore il saggio, prima nasce il figlio.
Questo saggio, chi è? Uccidere il saggio. Uccidere il padre. A profitto della reincarnazione. O della salvezza. Il bambino è il padre.
È reincarnazione del padre. La madre ha ucciso il padre. La metempsicosi è la filiazione genealogica. Il fantasma è materno.
Il fantasma materno di Idaike è questo: la metempsicosi passa attraverso la morte del padre.
La madre immagina e crede il bambino giudice, padre. "Che cosa dirà? Che cosa farà? Che cosa dirà di me? Un giorno, come mi giudicherà?".
"Così concepì Ajasé". Il saggio reincarnato. "Ajasé dunque era appena nato e già era stato ucciso una volta dall'egoismo materno".
Così, Okonogi. Egoista la madre? Il fantasma di uccidere il padre è materno: solo per questa via e, quindi, per la via della reincarnazione, può generare. L'indovino allude a qualcosa. Il saggio muore, il bambino nasce. Si reincarna nel bambino. L'indovino non dice di uccidere. Il saggio sarebbe morto dopo tre anni. Quindi, la madre anticipa. In breve, il bambino nasce prima, nasce almeno due anni prima. Non sappiamo quando la madre, in seguito a questo fantasma, decida di fare uccidere il saggio, ma qui sembra subito.
La madre consulta l'indovino. L'indovino dice: "Fra tre anni". La madre, la paura, ce l'ha (di perdere la bellezza, di perdere l'affetto del re, del marito). La madre ha già questo fantasma. Questo fantasma - dell'immagine del corpo! - ce l'ha già, la madre. Il fantasma della fine dell'anatomia della sembianza, il fantasma dell'immagine del corpo, ce l'ha, la madre.
"Così concepì Ajasé, il saggio reincarnato.[…] Durante la gravidanza, la madre cominciò a temere la maledizione del saggio che aveva fatto uccidere". Teme che il saggio, il padre, come spirito "ostile", si frapponga e, magari, si vendichi. "Senza successo, tentò prima di abortire". Come si sarebbe potuto vendicare, il saggio? Ajasé, reincarnazione del saggio, avrebbe potuto rivolgersi contro la madre. La madre, mentre è incinta, già pensa che sta nutrendo qualcosa di minaccioso, un animale, che la minaccia. Questa la fantasmatica materna: che qualche minaccia mortale incomba, o durante la gravidanza stessa o dopo, e che sia riposta proprio nel nascituro. Da qui, l'idea del mostro, l'idea dell'aborto, l'idea del pazzo, l'idea del morto.
L'idea del morto è quasi una conseguenza: l'idea che nasca morto. La minaccia è già evitata, se nasce morto: però, viene già temuta. In un certo discorso. Sono fantasmatiche, attinenti a discorsi che si presumono causa.
"E, poi, cercò di fare cadere da una torre il neonato appena partorito". Prima di tutto, tenta di abortire. Ma non sempre l'aborto "riesce". E, quando sembra "riuscire", lascia strascichi fantasmatici.
Ajasé nasce, nonostante il tentativo di aborto. Appena nato, la madre tenta di gettarlo dalla torre. Ha ucciso il saggio: che cosa può fare, se non tentare di abortire, prima, e, poi, di uccidere, di buttare dalla torre il neonato? Qui, l'idea di figlio è legata all'idea di assassinio. Assassinio del padre e, poi, assassinio del figlio.
"Ignaro di questo fatto, Ajasé ebbe un'infanzia felice". Il falso ricordo degli adulti, l'infanzia felice? Qui, l'infanzia è colma dell'amore dei genitori. La madre si è curata del figlio. Premurosa. Particolarmente. A ragion veduta.
"Ormai adulto, venne a conoscenza del segreto della propria nascita". Chi racconta così è Okonogi. Qual è il segreto di mamma, in questo caso? È il segreto della propria nascita. Qual è il segreto di mamma? Che la mamma ha ucciso. Segreto di Pulcinella. La madre ha ucciso il saggio. Ma qui si dice che la madre ha tentato per due volte di uccidere Ajasé.
Questi due tentativi sono l'altra faccia dell'uccisione del saggio.
Lei uccide il saggio, perché egli si reincarni prima nel figlio. E, quindi, che cosa fa? Decide di uccidere il figlio.
"Ormai adulto, venne a conoscenza del segreto della propria nascita.
Disilluso rispetto all'immagine idealizzata della madre.[…]" Immagine idealizzata? Assurdo.
Il mito di Oreste indica, invece, che, anche una volta uccisa, la madre non viene idealizzata. È proprio perché Oreste non riesce a idealizzare la madre che viene perseguitato dalle Erinni, dalle donne vendicatrici, dalle madri che devono vendicare la madre.
Le Erinni si trasformano in Eumenidi con il voto dell'Areopago.
Questo voto è favorevole a Oreste, per l'intervento di Atena.
Clitennestra porta i rimedi, le medicine, i consigli. Medea e Clitennestra: la donna come medico e come farmacista. Colei che porta i rimedi, i farmaci, le medicine, i consigli, le premure. Clitennestra è madre non vergine. Oreste uccide la madre non vergine. Non accetta una genealogia materna, fondata sull'assenza di verginità.
In effetti, non soltanto Clitennestra tradisce Agamennone, che è partito in guerra nell'interesse della Grecia, della patria, ma, quando egli torna, congiura perché il proprio amante uccida Agamennone.
Clitennestra è la madre di Oreste, che uccide il padre. Clitennestra fa uccidere. Non è andata la madre di Ajasé, nella foresta, a uccidere il saggio. Era regina e ha mandato a uccidere. Clitennestra, madre di Oreste e moglie di Agamennone, è infedele. Non solo, ma, oltre a essere infedele, fa uccidere il marito, che torna vincitore. Torna nella gloria, torna trionfante dalla guerra. Clitennestra lo uccide. Oreste non accetta l'infedeltà della madre, la madre non vergine, la madre assassina. Assassina, rispetto al proprio padre. E la uccide, d'accordo con Elettra, la sorella. L'assassinio di Agamennone risponde a un fantasma materno. Secondo questo fantasma, Oreste uccide Agamennone. Oreste pratica l'incesto con la madre e uccide Agamennone, il padre. Il mito greco offre una variante: che la madre si avvale di Egisto, il pretendente. Contrariamente a Penelope. Oreste uccide la madre. La madre tradisce Agamennone e lo fa uccidere. La madre pratica l'incesto con Oreste e fa in modo che Oreste uccida Agamennone.
Egisto è l'altro nome di Oreste. Oreste uccide Agamennone. Nel passaggio all'azione, con questo fantasma materno, Oreste si trova a avvitarsi, a girare in tondo: uccide la madre.
Però, qui la madre non può essere uccisa. Edipo uccide il padre in un crocicchio, "ignorando" che quel vecchio è il padre. Il mito di Oreste è una variante del mito di Edipo.
Oreste viene perseguitato, non ha pace, non ha tregua! Viene tormentato, assillato dalle donne, dalle madri vendicatrici! Ne ha uccisa una, la sua, ma se ne ritrova altre. Trova le madri, addirittura.
Le madri che lo perseguitano, le madri che lo inseguono, le madri che dicono: "A morte, a morte Oreste!". Nella tragedia greca viene analizzato il discorso occidentale prima che si formuli.
Atena. I greci avevano le divinità a disposizione, a portata di mano. Quando ne occorreva una, la chiamavano. E questa divinità, se era una divinità amica, interveniva. Altre divinità erano nemiche, perché amiche di altri. Era un processo di astrazione, rispetto all'ambito strettamente domestico. Il politeismo greco è un politeismo sospetto, in virtù del monumento al dio ignoto.
L'assoluzione di Oreste è l'immaterno del fantasma. Senza l'anfibologia fra Atena e Clitennestra. Senza l'intervento di Atena nell'assemblea.
Ciò che viene chiamato, a torto, psicosomatica può essere analizzato, capito, inteso attraverso l'analisi e la lettura del mito di Ajasé.
Ajasé tentò di uccidere la madre. Ma oppresso dal senso di colpa, contrasse una grave malattia che si manifestò con piaghe purulente che emanavano un odore così nauseabondo, che nessuno voleva più avvicinarsi a lui. Solamente la madre gli restò vicino e lo curò. La madre perdonò Ajasé, che aveva tentato di ucciderla, mentre Ajasé, consapevole del dolore della madre, scacciò ogni rancore. Attraverso questa tragedia di amore e di odio, madre e figlio ritrovarono l'unione.
Abbiamo indagato intorno alla famiglia come traccia. Altra è la famiglia storica, la famiglia con alcuni elementi, che possono entrare nella memoria o nella storia. Nella mitologia occidentale, la famiglia come traccia e la famiglia storica si ripiegano sulla famiglia di origine, riferimento del fantasma materno.
Il mito di Ajasé indica che egli non uccide la madre. Nemmeno Oreste uccide la madre. La forma fondamentale di matricidio è l'incesto.
L'accadimento e la difficoltà vengono rapportati alla famiglia di origine. Allora, ognuno si trova finalmente nudo. Nudo, con la sua negatività, con il suo limite, con la sua piccola dimensione, perché appartiene a quella famiglia, dove la madre non era vergine o la vergine non era madre.
Ciò che viene chiamato ereditarietà discende dalla credenza nella famiglia d'origine, in tutti i suoi mimetismi. Il mimetismo: evitare qualcosa vale a andare a sbattere contro quella cosa! Il problema con l'immagine è un problema familiare, attinente alla presunta famiglia d'origine. Il mito di Ajasé indica, con l'analisi, che il fantasma non è materno. Se il fantasma non è materno, l'incesto non c'è più.
(14 febbraio 1998)
 
Siti di riferimento
uni.ilsecondorinascimento.com
 
Relazioni
siti di riferimento uni.ilsecondorinascimento.com (Sito)
ha tra i partecipanti Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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