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 L’amore, la sessualità

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L’amore, la sessualità


  
 
Notazioni
L’amore e la sessualità sono oggi quanto di più estraneo alla nostra epoca, che li fa passare sotto il segno della morte, li fa entrare nell’equazione con la morte. La nostra epoca sottopone l’amore e la sessualità al discorso della morte bianca. Nega la parola. Si fonda sulla morte della parola. Organizza, in vario modo, il sistema mondiale del business della morte.
L’amore e la sessualità, per la reazione al rinascimento della parola e alla sua industria, sono fatti passare, in modo ideologico, sotto la specie dell’erotismo. L’erotismo: una demonizzazione dell’oggetto, la sua immobilizzazione, con la magia conseguente.
Una conferma dell’esorcismo, nonostante il rinascimento avesse sfatato l’esorcismo. Questa l’ideologia della riforma.
In seguito, la reazione alla rivoluzione industriale avviene attraverso un impadronimento, attraverso un’apparente propaganda, attraverso l’assunzione di alcuni tratti della rivoluzione industriale.
I postulati della termodinamica, diventati ideologia, hanno trovato applicazione nella rivoluzione circolare.
La rivoluzione industriale è l’altra faccia del rinascimento della parola. Ma, reagendo a tale rivoluzione, si è formata un’ideologia, che avrebbe dovuto rilevarla, assumerla, farla propria, padroneggiarla, neutralizzarla. Segnatamente, ciò colpiva il tempo, l’altro tempo, la politica del tempo. Tale ideologia è illuministico-romantica.
Il corpo viene inteso come macchina termodinamica. Così, le dottrine, quali la psichiatria, la psicologia, la frenologia, presumono il corpo come tavola algebrica, tavola sacrificale, dove si deve compiere l’economia del negativo. Del corpo come macchina termodinamica sembra esserci una lontana eco nello stesso Sigmund Freud, nonostante egli compia, sulla scia del rinascimento, un gesto essenziale, e schiuda una breccia, ancora una volta, per la parola, per la parola originaria. Tutt’altro che per la morte della parola.
Freud, ancora nel 1920, dichiara di non essere arrivato nemmeno a formulare una vera e propria ipotesi intorno alla sessualità. Altro che una teoria! Nemmeno un’ipotesi! Dacché Freud conia il significante "sessualità", l’amore non è più lo stesso. Nel rinascimento, il termine non era sessualità. Con Leonardo da Vinci e con Niccolò Machiavelli, era questione di lussuria, di lusso dell’altro tempo, di lusso delle cose che si fanno secondo l’occorrenza, di lusso del miracolo della parola, di lusso delle cose che avvengono e che divengono e che non finiscono, di lusso di un tempo che non finisce. Ma questo lusso del tempo che non finisce e che la rivoluzione industriale, la cosiddetta prima rivoluzione industriale, pone in rilievo, viene teorizzato attraverso una dottrina, che è, esattamente, la reazione sia all’amore sia alla sessualità. Reazione alla parola originaria. E s’imbastisce la dottrina dell’esplosione, anche nelle guerre chiamate mondiali. In seguito, la dottrina della sessualità come esplosione si converte nella dottrina della sessualità come implosione.
La rivoluzione della parola non ha nulla da spartire con la rivoluzione circolare. Già con Leonardo da Vinci, non c’è più cerchio ma il due, non c’è più linea ma la spirale, anche se il significante "spirale" viene coniato da Galileo Galilei. Leonardo da Vinci incomincia a dire che egli dipinge e scrive senza linee — senza la linea, senza il cerchio — e che la scrittura dell’esperienza procede dall’apertura.
Con la seconda rivoluzione industriale, un’altra era dell’industria della parola s’inaugura.
Come avvengono le cose? De rerum natione: la nazione come struttura dell’Altro, quando l’Altro non è più espunto e sostituito dalla sua rappresentazione o dalla sua personificazione, quando l’Altro è l’ospite, l’ospite irrappresentabile. Questa politica dell’Altro, questa politica dell’ospite, questa politica dell’altro tempo, si redige già nel testo di Niccolò Machiavelli.
Dove si scrivono le cose, che si fanno secondo l’occorrenza? Questione dell’informatica. Dove si scrivono le cose che si fanno, senza che appartengano alla statistica o al concetto di morte probabile, necessaria, possibile? L’automa non ha da misurare e risparmiare il tempo. L’automa è il tempo. L’automatismo è pragmatico.
Con quale lingua si scrivono le cose? La ricerca si scrive con l’altra lingua. Proprio per l’altra lingua, il labirinto non è tunnel.
Ciascuno di noi parla nell’altra lingua. È l’unico modo, con cui possa non girare in tondo e a vuoto. È l’unico modo, con cui possa non fare cerchio, con cui possa non animalizzarsi, con cui possa non farsi animale genealogico. Con l’altra lingua, la lingua di Babele, la sintassi si scrive, la frase si scrive.
Con quale lingua si scrive la sessualità? Con quale lingua si scrivono le cose che si fanno secondo l’occorrenza? Con quale lingua si scrive ciò che avviene? La lingua diplomatica è la lingua della comunicazione, della telecomunicazione. Anziché sistema di uniformità mondiale, la telecomunicazione dimora nella parola originaria. La stessa propaganda dell’informatica e della telecomunicazione viene compiuta attraverso un sistema mondiale, che la tiene dentro un’ideologia.
Il "mondo" della finanza e della telecomunicazione viene retto, governato, gestito secondo un principio di rapporto sociale, di parità sociale. L’amore e la sessualità rimangono estranei all’epoca della morte della parola. L’amore come erotismo e la sessualità come erotismo sono la morte. La morte bianca.
Nella mitologia occidentale, l’economia del sangue, riferendosi alla genealogia umana, deve fondare l’economia dell’incesto, l’economia del male, l’economia del peccato, l’economia del negativo.
Questa, l’algebra. Questo, il modo sommario, il modo mortifero di trattare le cose. Il modo di trattare, sulla base del fantasma di origine, di padronanza. Poco prima del rinascimento, poco prima di Leonardo da Vinci e all’epoca stessa di Leonardo, regnavano gli umanisti e anche gl’inquisitori. Gli umanisti e gl’inquisitori erano per il tradizionalismo contro la tradizione, per il ricordo contro la memoria e contro la storia, per la genealogia contro la traccia della parola, per l’indecisione fatta principio contro la decisione nella parola. Nel 1975, a Milano (25-28 novembre), il congresso Sessualità e politica sconvolgeva il panorama internazionale, il dibattito intorno alla questione. Se Freud era arrivato a dire che non era giunto neanche a formulare un’ipotesi intorno alla sessualità, la sessualità non rientrava nel simbolico di Jacques Lacan: non era formalizzabile.
La sessualità, per Lacan, era qualcosa che apparteneva al reale.
Immaginario, simbolico e reale. Il reale era, per lui, come l’essere per Martin Heidegger, qualcosa di cui aveva orrore! E, in questo modo, diceva: il n’y a pas de rapport sexuel. Ovvero, l’ordine della sessualità appartiene al reale. Ininscrivibile nel simbolico.
Nel 1975, la psicanalisi provinciale oppone alla sessualità il concetto di genitalità, come alla politica oppone la cultura. Considera la sessualità come procreativa. La sessualità è politica del tempo, politica dell’altro tempo, qualcosa di cui non c’erano precedenti nel discorso occidentale. La domanda che viene fatta, alla conclusione di quel congresso, è la domanda intorno al bilancio. Algebra della sessualità. Ma il bilancio del congresso enuncia il programma dell’avvenire. Il bilancio secondo l’aritmetica.
New York, 30 aprile/2 maggio 1981. Hotel Plaza. Sesso e linguaggio.
Ancora, la domanda: "Da dove vengono i soldi?". A Tokio (3-6 aprile 1984), l’antropologo Masao Yamaguchi nota che, accanto alla sessualità, i soldi sono un tabù. La questione dei soldi è la questione, ancora, dell’infinito attuale.
L’amore è custode del labirinto. L’economista. L’economia è l’altrove della ricerca, l’istanza di scrittura della ricerca attraverso l’altra lingua.
L’odio è custode del paradiso, della via del malinteso. L’assunzione dell’amore e dell’odio rende transitivi e coniugabili l’amore e l’odio. L’odio non è mai "io odio", né "lui mi odia". L’odio è il finanziere. E la finanza è l’altrove della politica, l’istanza di scrittura delle cose che si fanno secondo l’occorrenza.
La sessualità senza l’odio, la sessualità inserita nella mentalità comune, è vampirismo. In assenza di voce.
Ciò che sta avvenendo nel pianeta non è schiacciato dall’epoca.
L’epoca è una mitologia. Noi non abbiamo da contrapporci né da lottare contro l’epoca, perché non è una linea. Non c’è da lottare contro il concetto di genealogia delle filiazioni simboliche. Non c’è da lottare contro il concetto di mondo, perché "non c’è più mondo". Si tratta, però, di analizzare. Di compiere l’analisi di questo animale fantastico, che ciascuno si rappresenta e che l’epoca sfrutta, e di trovare qual è, senza genealogia, la traccia, il modo del due, il modo dell’apertura, il modo dell’inconciliabile, il modo dell’apertura della parola. E di trovare quindi — e questa è la logica diadica —, anche la particolarità, l’idioma, la logica particolare a ciascuno, la logica della parola. Il discorso occidentale è una logica del discorso, è una scienza del discorso. Non è la scienza della parola, non è una logica della parola. È il discorso della morte, il discorso occidentale. L’epoca degli anni novanta è l’epoca in cui il discorso occidentale si rappresenta come new age, come morte bianca, che non ha bisogno di spargere sangue.
La gente può morire senza bisogno di esplosione e, addirittura, senza più implosione.
Essenziale, per ciascuno, la traccia della parola. Senza più genealogia. La traccia, da cui procedono la memoria e la qualificazione. La parola è originaria. Nessuna confisca della parola.
Nessuna prigione. Chi promette la liberazione presuppone la schiavitù. Il discorso della prigionia e della liberazione è il discorso della morte. Il dispositivo della battaglia intellettuale è non conformista. Il dispositivo conformista è il dispositivo della via facile. La via del lasciarsi andare, la via dell’abbandonarsi, la via della stanchezza, del rilassamento.
Noi non neghiamo che il sistema del business della morte sia mondiale, ma non partecipiamo a questa mondializzazione. Altra la missione. L’epoca è la gnosi. Noi la teniamo nell’ossimoro, non la teniamo dinanzi. Negativo e positivo stanno alle nostre spalle.
L’ossimoro è modo dell’apertura. Noi non situiamo nell’esperienza né il negativo né il positivo.
Il dispositivo di parola è intellettuale: e non c’è più nessun bisogno di giocare all’animale e di convertire l’interlocutore in animale, ponendosi come animale. Le arrabbiature, le irritazioni e i vari compromessi sociali vanno in questa direzione. I rapporti sociali nelle istituzioni sono intesi in questo modo, come sistema morfologico dinamico, con tutte le filiazioni.

25 maggio 1998
 
Siti di riferimento
uni.ilsecondorinascimento.com
 
Relazioni
siti di riferimento uni.ilsecondorinascimento.com (Sito)
ha tra i partecipanti Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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