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Il senso e il godimento senza colpa
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L’uomo Mosè e la religione monoteistica è un libro incompiuto. Non solo non è finito (e è questa una proprietà del libro), ma risulta anche incompiuto. Freud avrebbe dovuto aggiungere un’altra parte al libro. In questo libro, importa una formula, fra le altre: «Il crimine è innominabile». La vulgata e la volgarizzazione hanno convertito ciò in una mitologia, riassunta in questi termini: la civiltà si fonda sul crimine o, secondo un’altra versione, sul delitto.
Una conversione, questa, del crimine nel delitto. Come la mitologia psichiatrica converte l’anoressia nel mentale.
Mentale è il sistema che s’impianta togliendo la mente. Sistema.
Mentalità. Togliendo il tempo. Tagliando il tempo. Il crimine, come l’anoressia, è virtù. Virtù del principio. Come l’anoressia e come l’originario. Il crimine non è l’origine, né la morte. Data o ricevuta.
Non è l’eutanasia del padre o dell’uomo o del figlio. Il crimine è virtù, come il caos, virtù del principio. Il crimen è inassumibile da parte del soggetto o da parte della collettività o della comunità. A torto viene detto che la civiltà, oppure la comunità, si fonda su un crimine commesso in comune. Il crimine, come virtù del principio, non si commette e non è un delitto. Dove sta la delinquentia? Delinquentia, anziché rilassamento, è l’abbandono. Ma non da parte di un soggetto e nei confronti di un soggetto. Né l’abbandonarsi né l’abbandonato.
Delinquentia: l’abbandono, l’annunciazione, il transfert. La delinquentia non risolve il crimine né lo assume. Non è l’altro nome del crimine. Non s’instaurerebbe senza il crimine, senza questa virtù del principio. Ma anche senza altre virtù del principio, senza la leggerezza, senza l’aria e senza la libertà, senza la tentazione intellettuale.
La tentazione intellettuale. Impossibile dire: «Io fondo l’umanità, la comunità, la civiltà, ammazzando qualcuno, compiendo un delitto». Negando il non. Anche il non viene dal principio, si staglia sul principio. Per esempio, il non come funzione di padre.
Nonostante L’uomo Mosè e la religione monoteistica sia un libro incompiuto, quello che Freud ha scritto in questo libro è il compimento di Totem e tabù. Urvater: il padre originario non può essere ucciso.
Nessuna funzione della funzione. Qui, il primo comandamento: «Non uccidere». Nessun non del non. Nessuna negazione del non, nessuna abolizione del non. Non: qui, funzione di zero, funzione di padre. L’originario è proprietà del principio.
«Il crimine è innominabile». Urvater, come nome, si staglia sul crimine, virtù del principio. Il nome è innominabile. E anonimo.
Voi avete davanti la trilogia di Samuel Beckett. Avete L’innominabile.
Beckett sfata il purgatorio, lo introduce nella narrazione. Nella lingua, propria a questa narrazione e nella scrittura di questa narrazione, con la rarefazione propria degli ultimi scritti di Beckett, per cui non c’è più il purgatorio.
Il crimine postulato come fatto restituisce il nome del nome.
La morte, data o ricevuta, l’eutanasia, ha l’altra faccia, la sostanza o il nome del nome. Un altro principio, rispetto al principio della parola, che diventa il principio dell’innominabile. Principio del nome del nome.
Senza il nome, non c’è la nominazione. Nominazione è ciò che si struttura quando le cose incominciano, con il funzionamento del nome. Strutturandosi, si scrive. Scrivendosi, si qualifica. Se una comunità, o una schiera selvaggia, ha compiuto un «delitto», ha ucciso il padre, il fatto si ripete, si riproduce economicamente.
Ecco il fatto. Ecco la coscienza comune, il sapere comune, il senso comune, il buon senso, il consenso. Quei sensi che fabbricano la coscienza.
Porre il fatto, il nome del nome, la morte data, ricevuta, assunta, trae già all’istituto della vendetta. Una vendetta posta come l’albero genealogico, come fondamento dell’istituto della colpa e dell’istituto della pena. Fondamento dell’istituto del ricatto e dell’istituto del riscatto.
Il crimine non è di origine. Nessuno può assumere il crimine.
Nessuno può commettere il crimine.
Con la rimozione, Freud introduce la formula del senso di colpa.
La coscienza di colpa cancella il senso di colpa. Se la colpa non c’è, perché il fatto non c’è, in che modo s’instaura il senso di colpa? Il senso di colpa non è soggettivo. Il senso di colpa è dovuto al peccato originale? Ma qual è il peccato originale? Non è il fatto.
È la rimozione originaria, è l’altro nome della rimozione originaria.
Nessun positivismo, nessun fatto da economizzare, nessuna riproduzione, nessuna rappresentazione, nessuna distribuzione comune. Nessuna società fondata su cerimoniali riparatori.
Il senso di colpa, l’angoscia e la paura seguono all’impossibilità di assumere la rimozione. L’angoscia si professa. Una volta, era molto dichiarata. Adesso forse non viene dichiarata allo stesso modo. L’angoscia debordante non è quella in cui può crogiolarsi il soggetto. Tra l’angoscia debordante, la paura debordante (o paura presa per la punta) e il senso di colpa come fosse un’affinità. Come pure fra la coscienza di colpa, l’angoscia soggettiva e la paura presa per la coda. Coda, con cui gli umani si animalizzano.
Senso di colpa è sensazione senza colpa. Sensazione, in assenza di totalità. Alcuni teoremi sono attorno a questa sensazione.
Può rientrare, questa sensazione senza colpa, in una logica delle sensazioni? È sensazione di dispendio o godimento? Sensazione di ciò che si effettua, per il precipizio, per lo sbaglio di conto, per l’equivoco, per il lapsus? È sensazione di ciò che si effettua, perché risulta incontrollabile, incontabile? La metafora e l’ellissi sono proprie della sintassi. E la legge è il compimento della scrittura della sintassi. Il senso e il dispendio sono le risposte della legge. Responsabilità della legge, anziché soggettiva: nessuno è esente dalla legge della parola.
Il senso di colpa non si doppia sul senso della morte. Ma, se viene dato per scontato, può essere convertito nel senso della morte.
E quindi subito è assunta anche la delinquentia, nel senso che dev’essere economizzata, questa delinquentia, dev’essere riprodotta in maniera economica. Segnatamente, deve essere riprodotto, in maniera economica, il delitto. Come fatto.
4 settembre 1999
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