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Notazioni
La scienza e la parola costituiscono una ridondanza, perché la scienza è la parola. Se diciamo “scienza della parola”, la parola non è l’oggetto della scienza. Scienza: il dire, il fare, il taglio, la saga fino alla cifra del viaggio.
Il brano della Repubblica di Platone intorno alla giustizia recita la formula: a ognuno il suo posto, il suo ufficio, il suo compito, quello che gli è connaturale, quello per cui è portato. Qualsiasi stravaganza è da trascurare. È una distrazione, è una sottrazione, è un’astrazione rispetto al suo ufficio. Quindi, la giustizia è di origine e il compito o ufficio è di origine. Che cosa spetta a ognuno fare? Gli spetta fare quel che ha da fare: il suo compito, il suo ufficio, il suo mestiere, quel che lo dà come appartenente all’origine, alla casta, all’insieme. Platone e, ancora meglio, il suo allievo Aristotele prescrivono il conformismo: con se stessi, con la propria origine, con la propria casta, con la propria categoria sociale. E tutto ciò che non è conforme non è opportuno. L’opportunismo serve il conformismo.
Aristotele impara questa dottrina, la sistematizza fino a educare il suo allievo, il principe macedone, Alessandro.
Dove e quando l’ebraismo e il cristianesimo hanno potuto dissipare i postulati del discorso della morte, del discorso della padronanza? Nella patristica. In molti scritti dei concili. E, ancora di più, nella poesia, nell’arte e nell’invenzione del secondo millennio, in ciò che è sorto con il secondo millennio. Prima, attraverso le repubbliche marinare, i comuni e, poi, attraverso le banche, le assicurazioni, attraverso san Francesco o Dante Alighieri e, successivamente, i lettori di Dante, gli artisti e i poeti del Quattrocento.
Attraverso l’irrisione verso il discorso occidentale, rappresentato, per Leonardo da Vinci, dai “trombetti”. Leonardo si fa beffa dei “trombetti”, di tutti coloro che sono portatori di questo discorso e hanno una nozione di umanesimo dettata dalla tanatologia. Un altro umanesimo, quello dell’humanitas, quello del terreno dell’Altro, è espunto dal discorso della morte. Questo umanesimo altro è l’umanesimo del secondo rinascimento, in cui si tratta del rinascimento, dell’industria e della scrittura della parola. Secondo perché procede dal due, anziché secondo in un processo di ordinalità rispetto al primo, dipendente dal primo. Secondo perché procede dal due e il due è originario, è l’apertura originaria.
Noi leggiamo queste cose negli scritti di Leonardo da Vinci, di Niccolò Machiavelli, di Ludovico Ariosto, di Benvenuto Cellini, di Galileo Galilei, di Giuseppe Peano e di altri. Le leggiamo negli scritti di Sigmund Freud e nel testo ebraico. Noi leggiamo anche negli scritti di Platone e di Aristotele qualcosa di lontano dal discorso.
Il business del discorso occidentale ha portato all’ufficio per ognuno, al posto per ognuno. A ognuno il suo posto, il posto d’origine.
Catena di montaggio. Prima non c’erano queste fabbriche? Non importa, è il posto di origine. E nessuno si metta a vagare, a pensare, a ragionare senza una linea, senza posto. Se sta al suo posto, è inquadrato. Abbiamo la quadratura e la schedatura. Platone propone la schedatura dei cittadini. Le professioni e le confessioni producono un business, nell’alternanza fra la minaccia di prigione e la minaccia di morte. Nella promessa del bene, del benessere.
Considerare il significante “business” senza questa ideologia, non funzionale al discorso della padronanza, indica che il business è altro. Il business non è questo. Ma il criterio dell’accettabilità contempla solo il business che rientri nel discorso della padronanza. Il business della parola è inaccettabile da parte del sostanzialismo e al mentalismo. Il business intellettuale? Formula inaudita quanto inudibile.
Business. L’affare, l’azienda, la faccenda, l’agenda. Business: ciò che si sta per fare. Ciò che è da fare e anche ciò che si fa. Anche il fare. L’affare. O l’affaire. Ciò che si fa secondo l’occorrenza si scrive solo attraverso la varietà e la differenza. L’affare sfocia nella varietà e nella differenza. Il varco non è dal malinteso all’intesa, ma dal malinteso all’intendimento. Il fare, la struttura dell’Altro. Fare il fare o fare l’affare è impossibile. Non c’è metalinguaggio. Non c’è un metapragma. Il regime del matricidio presuppone, invece, che, l’affare, bisogna farlo. Il metapragma è definito con questa formula: il fare si può dominare solo usando la madre o fottendola. Solo con il matricidio. Solo in un’anfibologia fra la fata e la matrigna e, pertanto, nell’anfibologia anche dell’Altro, fra amico e nemico.
E nell’anfibologia della morte, come fine della vita o come altra vita. Negando il tempo nelle sue virtù e nei suoi indici. E negando l’Altro.
Il business della parola è il business libero. L’affare è libero.
Il fare è libero. La struttura dell’Altro è libera. Ecco l’assemblea, il dispositivo dell’impresa e dell’ospitalità, senza più matricidio: altrimenti, avremmo ancora Atena o Medusa. Ecco il congresso, dispositivo di dibattito, di battaglia e di batteria. Ecco la conferenza.
Stante il sembiante come riferimento, la conferenza indica come il libro appartenga all’oralità. Il libro, ovvero ciò che della memoria si scrive.
Se noi indaghiamo il libro nero dei nuovi inquisitori, in trent’anni, dal 1973, e la cifrematica, ci accorgiamo di un perpetuo malinteso.
La “terapia” come vicenda della gloria viene intesa come “psicoterapia”, sotto l’idea della salute mentale, della salvezza, della circolarità. Ancora una volta, all’interno del discorso della morte. Noi diciamo “profitto” e viene inteso come sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Noi diciamo “comunicazione” e viene intesa come plagio. Tutto viene convertito nel discorso comune, nel luogo comune.
Il libro, la grafica, la pittura, la scrittura, la formazione, il brainworking, la direzione intellettuale, la finanza intellettuale: in breve, non più il discorso del business, ma il business della parola.
Il business che si rivolge al profitto, ma senza matricidio, senza che l’Altro sia rappresentato. Qual è la base del business? L’infinito attuale. C’è competizione, con questa base? Rivalità, concorrenza? Bisogna formare una maggioranza o una minoranza? Togliamo o aggiungiamo qualcosa all’infinito? Abbiamo aggiunto o tolto qualcosa all’Altro? Nessuna logica del profitto, ma il profitto secondo la logica della parola. Noi diciamo “logica del profitto”. Ma quale logica? Sarebbe la logica del discorso.
Gli assi del business sono i dipartimenti e i dispensari. Il nostro business è nella cifrematica. Il nostro business è la cifrematica.
Nessuna impresa, che non sia intellettuale. Nessuna impresa, senza statuto intellettuale. Ecco allora il dispositivo della tripartizione.
Né in Cina né in Giappone né in Mongolia né in India né a Washington né alla Mecca né a Mosca s’instaura il dispositivo della tripartizione, come essenziale alla vita, essenziale al business, essenziale al viaggio.
Se non c’è sostanza, se non c’è più mentalità, che si fondi sull’idea della fine del tempo, non c’è più consumo. Non c’è più somministrazione di sostanza e consumo. Il consumismo è l’altra faccia del sostanzialismo e è il corollario del mentalismo. Tutto finisce, quindi tutto si consuma. Tutto ciò che si assume si consuma. Ma, allora, questa assunzione è intesa come sostanziale.
Legge, etica, clinica. L’affaire non è il caso. Aspira a divenire caso, ma non è il caso. Quindi, non è il caso medicolegale. E il caso è senza statistica. La costituzione è il principio della parola, con le sue virtù. E l’istituzione è l’effetto del business, del fare, dell’affare, dell’azienda, della faccenda, dell’agenda. Il business esige la vendita. La vendita precede l’edizione, la riuscita, il messaggio.
Nessuna missione senza la vendita. Chi dice che ha la sua missione e è indifferente alla vendita è un visionario.
I tabù dell’affaire sono i tabù contro la cifrematica. Si ritrovano dovunque ognuno si configuri e si rappresenti, dovunque emerga l’ombra dinanzi con il suo peso. L’ombra dinanzi è il soggetto. Solo il fantasma materno eretto a sistema rilascia i tabù. Questi tabù sono i principi fondamentali del discorso comune. Non è difficile avere questi tabù: basta pensarla come tutti, basta il conformismo.
Lo dice Platone nella Repubblica: i tabù sono le virtù di ogni cittadino.
Se egli scantona e dissipa i tabù, vaga, divaga, erra, viaggia senza linea.
La questione è questa: quello che è impedimento, partendo dal fantasma dell’Altro, situandosi rispetto a tale fantasma, deve invece divenire chance. L’affaire è la nostra chance, anche quella che si è stabilita negli anni 1985-1992. Chi avanza questa fantasmatica dà il pretesto per ben altro affaire, per l’affaire intellettuale, per il business intellettuale. La vendita dipende dal modo con cui affrontiamo il fantasma dell’affaire, ovvero il fantasma dell’Altro. Nessuna vendita nell’invischiamento, cioè nella fantasmatica condivisa.
Vi basti notare che Il libro nero dei nuovi inquisitori (Spirali 1990) ha una straordinaria produzione precedente il 1985, dal 1973 al 1985. Si è prodotto prima, e anche la nostra analisi e il nostro intervento sono venuti prima. Prima, consultavamo società che si occupavano dell’immagine, di consulenza, di cosiddette relazioni pubbliche e ci dicevano che la nostra immagine era negativa. Cos’è questa immagine negativa? L’immagine non conformista. Perché negativa? Perché ritenuta non conformista. Se noi fossimo stati muniti delle tessere del partito o, comunque, avessimo ammiccato al partito, non ci sarebbero mai stati problemi. Se noi avessimo “fatto lo psicanalista”, anche nuovo, innovatore, rivoluzionario, sovversivo, però lo psicanalista che, come dice Platone, fa il suo ufficio, che sta al suo posto e non si mette a fare altre cose, che problema ci sarebbe stato? Nessuno. Neanche lo psicanalista che si fa i suoi affari, perché questa è la promessa di ogni scuola, di ogni associazione.
Il brand è il secondo rinascimento. Impossibile seguire l’indirizzo dettato da Platone, il quale dice che il giusto è solo il cittadino che sia conformista.
Il business senza più il male dell’Altro, il peccato dell’Altro, l’incesto dell’Altro, senza più la rappresentazione dell’Altro. Senza più la ricerca dell’intesa, del materno, della padronanza, il business senza più compromesso, forse è il business inaugurato dall’atto di Cristo, dall’atto di parola. Cristo non ha da scontare nessuna pena. Nessuna colpa. Non ha da subire nessuna vendetta. Non sta al suo posto. Avrebbe potuto fare il profeta. Il profeta magari va a trovare il re e si mette d’accordo, va a trovare Pilato e si mette d’accordo e, poi, con il popolo fa il profeta. Tutto regolare, tutto normale. Invece, Cristo non era tollerato né dai romani né dal potere religioso ebraico. E, poi, aveva un allievo che si era messo a fare il concorrente: Giuda.
Bisogna ammettere che, nel Vangelo, le donne emergono. Forse non ci si rende conto. Poi, c’è stato il modo di addomesticare Maria, di fare il suo centro di culto a Cipro dove era adorata Venere. La Cipride era Venere. Dopo, invece, Cipro diventa il centro del culto di Maria. San Giovanni, forse, si è trasferito lì.
A che cosa punta l’affaire? Alla restituzione in cifra, in capitale intellettuale. Per ciò, esige il profitto. Tre modi con cui avviene, attraverso la scrittura, la restituzione in cifra: la traduzione, la trasmissione, la trasposizione. Questo è il business senza clonazione.
Alla clonazione per divisione algebrica risponde una clonazione per divisione geometrica. La clonazione per divisione algebrica dice: “Niente più generazione”. Orrore! La generazione! Niente generazione. Palingenesi. E, poi, quanti, quanti, quanti! Sette miliardi, ormai. Il discorso occidentale pratica la clonazione da ventiquattro secoli. Ogni impero che si rispetti è clonante. Questa è la clonazione algebrica. Ma il popolo, no. Il popolo deve seguire questo precetto. Che cosa dice, qui, Platone? Che il popolo deve seguire la clonazione geometrica. Una volta prodotto, creato, ognuno stia al suo posto! E non divaghi, non si distragga, non si sottragga e non si metta a fare qualche astrazione.
Consideriamo l’opera di un artista, del maestro Roberto Panichi.
Nessuna composizione. Nessun fiorilegio, dato da pezzi del ricordo, schegge del memoriale, fissati sulla tela. No. Il movimento, il ritmo, l’aritmetica, la città, strati differenti. Se non sono più del memoriale, sono dell’immemoriale, sono strati della memoria in atto. È l’opera libro. Le galassie sono il libro. Il libro. L’opera libro.
L’opera restituzione. Di questa opera, possiamo dare la grafica: le incisioni, le serigrafie, le litografie, i libri, il libro d’arte. Però, la proponiamo ancora in vari paesi per la lettura e noi stessi non smettiamo di leggerla. Noi non abbiamo nessuna possessione, nessuna padronanza. Non è questo che importa. Ma interessa che sia uno strumento di battaglia, di business, di profitto, di messaggio.
Strumento di una serie di cose che si vendono di quest’opera, ma lo strumento stesso non si vende.
Chi è intelligente? Chi fa qualcosa che in nessun modo ritiene di potere fare, di sapere fare, di volere fare e di dovere fare. La fa perché occorre.

28 dicembre 2002
 
Dettagli
Titolo Il nostro business - 13a lezione di formazione a distanza di Armando Verdiglione
Data di Inizio 28-12-2002
 
Siti di riferimento
uni.ilsecondorinascimento.com
 
Relazioni
siti di riferimento uni.ilsecondorinascimento.com (Sito)
ha tra i partecipanti Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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