The Second Renaissance
     
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Il centro storico di Milano: la bottega della modernità


  
 
Notazioni

Leonardo era a Milano, dove oggi stanno la Soprintendenza e Palazzo Reale. Quella era la sua bottega. Maestri, allievi e tutti gli strumenti delle sperimentazioni della bottega. La bottega era scuola, politecnico, atelier, accademia, università, laboratorio intellettuale. Nulla di codificato. Nulla che potesse essere detto istituzionale: riceveva una remunerazione per i prodotti che da essa provenivano. La bottega di Firenze e la bottega di Milano erano la bottega del pianeta.


Milano ha il suo centro storico: la Milano antica, la Milano imperiale, la Milano longobarda, la Milano, poi, del secondo millennio, la Milano del rinascimento, la Milano spagnola, la Milano francese, la Milano austriaca. Milano è metropoli. Milano Metropoli è costituita da mille satelliti: è ciò che contraddistingue Milano. In questi mille satelliti, non sempre si celebra la modernità: prosperano anche i provincialismi. Milano è ossimoro: la città più provinciale in Italia e la città più internazionale e intersettoriale d’Europa, non soltanto d’Italia. Parigi non è così, Francoforte non è così. E non c’è un'altra città, almeno nel continente europeo, che possa paragonarsi a Milano.


 


 Quello che è assente dal centro storico della città è la bottega della modernità. Non tenuta dall’istituzione pubblica, ma da privati. Per esempio, da una fondazione, che non ha né un possessore né un padrone, ma ha custodi, gestori, amministratori. Lo stato ne esercita il controllo.


È questa opportunità che noi abbiamo colto trentadue anni or sono, considerando che Milano è promotrice della trasformazione del paese e che non c’è movimento culturale, artistico e persino politico, che, ormai da tempo, non passi da Milano. E allora abbiamo fatto di Milano la base, una delle basi, ma, comunque, in Europa, una base molto significativa, della civiltà planetaria. Fatto sta che, ciascun anno, per gli scienziati, per gli artisti, per gli scrittori di vari paesi, l’appuntamento di Milano era essenziale, negli anni settanta e fino alla metà degli anni ottanta, fino al 1986, persino, ancora, con il Forum su Sessualità e intelligenza fatto al Piccolo Teatro nel 1987.


 Nel 1981 abbiamo aperto un centro in piazza Duomo. Avevamo i “lunedì del teatro”, i “martedì dell’arte”, i “mercoledì della musica”. I principali compositori da tutte le parti del mondo venivano qui. Seguivano i “giovedì dell’industria e della banca”, perché Milano è promotrice della trasformazione anche economica e finanziaria. Anzi, Milano è capitale culturale e finanziaria del Mediterraneo nell’Europa. Infatti, se non è così, Milano diventerà il sud dell’Europa: allora, i giovani andranno a formarsi a Londra, a Bruxelles, a Amsterdam o a Berlino. Quindi, è essenziale questo istituto d’integrazione, che Milano cattolica può avere rispetto al Mediterraneo nell’Europa. L’Europa non può essere considerata, se non con il Mediterraneo e con tutta la civiltà che viene dal Mediterraneo.


Consideriamo il 7% di reddito che un investitore deve avere come remunerazione per quanto ha investito. Noi abbiamo fatto studi in questo senso con i migliori esperti della materia, considerati da noi come consulenti senza dare loro nessuna delega: l’imprenditore si avvale anche di coloro che sanno, ma è lui che deve capire. Lui può non sapere tante cose, ma deve capire: perciò investe. Un investimento fatto nel centro di Milano con il principio del minimo sforzo darà il minimo rendimento. Non darà il massimo rendimento. E, specialmente, non darà redditività. Non possiamo dire che, se il restauro è stato fatto, se la struttura è stata costituita con il principio del minimo sforzo, ci sarà poi il massimo rendimento o, addirittura, la massima redditività. Sono questioni non solo economiche. Sono questioni anche finanziarie. Perché s’instaurino il rendimento e la redditività, quindi, non solo per un anno, ma per vari decenni, bisogna che il restauro non sia fatto con il principio del minimo sforzo.


Sarebbe importante costituire, a Milano, nel centro della città, la bottega di Leonardo: la bottega della modernità. Dove stanno l’eccellenza e il superlativo della città, per quanto attiene ai vari settori? Le università fanno il loro mestiere, ma qualcosa dimora oltre l’università. Le università devono essere impegnate a formare, a istruire sul singolo sapere. Ma qualcosa va oltre il sapere e riguarda un programma, riguarda l’ipotesi dell’avvenire. L’università non necessariamente ha questo compito. Deve distribuire un sapere, deve educare, ma non necessariamente ha il compito di giungere all’ipotesi dell’avvenire e di stabilire un programma che possa riguardare la città. L’amministrazione pubblica, senza avere preferenze, scelte, piaceri per questa o per quella cultura, per questa o quell’arte, può rivolgere l’attenzione a questo valore di Milano Metropoli, che parte, comunque, da quella che è l’icona di Milano, il centro storico e diventa promotrice della trasformazione del paese. La bottega della modernità, dei tratti salienti della civiltà così come vengono dall’esperienza imprenditoriale, scientifica, artistica e culturale di Milano.


 


domenica, 11 dicembre 2005

 
Relazioni
Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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