The Second Renaissance
     
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 Un saluto per l’anno sorgente


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Un saluto per l’anno sorgente


  
 
Notazioni
 

31 dicembre 2005. 31 dicembre 1995. Che cosa avveniva il 31 dicembre 1995? Il 22 dicembre. Poi, Natale cattolico a Mosca. E il 27 a Milano, dal notaio. E, poi, il 31 dicembre 1985. Cristina aveva preparato regali per ciascuno. Già l’equipe non era quella del capodanno 1984, primo 31 dicembre alla Villa San Carlo Borromeo. Il 31 dicembre 1975, eravamo appena dopo il congresso Sessualità e politica, tenuto a fine novembre. Ciascun 31 dicembre, precedente quello del 1984, io lo trascorro come ciascuna sera, a scrivere, a leggere. È solo con la Villa San Carlo Borromeo che il 31 dicembre è l’occasione di un convegno. Di decennio in decennio, passi nell’impresa intellettuale e nella sua scrittura.


L’impresa. Molti partecipano. Un mito. Una leggenda. Ciascuna volta, noi diciamo che l’essenziale è ancora da scrivere. Anche la trasformazione di questa Villa è indicativa del progetto, del programma e dell’itinerario. Adesso, anche queste sedi: le sedi accanto ai centri culturali, in Italia e all’estero, queste sedi dedicate agli assi del business, nelle repubbliche culturali italiane e anche altrove, in altri paesi.


Il sembiante è la condizione del movimento e della forza. Movimento cifrematico. Movimento intellettuale. Movimento culturale. Movimento artistico. Movimento scientifico. Al movimento si affiancano le istituzioni, le strutture, le società, i dispositivi, i bilanci. La cosa più devastante è fare bilanci dei ricordi.


Il bilancio è l’enunciazione del progetto e del programma sulla base della memoria. Ancora una volta: come le cose si scrivono, dove si scrivono, come si qualificano? Qual è il processo di valorizzazione della vita? L’arte e l’invenzione, proprie dell’impresa, entrano in questo processo di valorizzazione, perché si scrivono. L’esperienza è originaria: ciascun elemento diviene elemento di valore perché procede dall’apertura. Le angustie, le ristrettezze, gli acciacchi, i contrappassi, i contropiedi giungono in assenza di apertura. Giungono perché l’interrogazione si chiude. L’interrogazione rimane aperta: sta qui la speranza. Assoluta.


Le cose nuove, le constatiamo in quanto leggiamo di ciò che siamo andati scrivendo in quasi trentatré anni. Nuove sono le cose che verranno. E, ancora una volta, l’entusiasmo è la condizione perché nessuno possa sentire come transitivo e coniugabile l’abbandono. Non c’è chi abbandoni o chi sia abbandonato. Il cristianesimo ha inventato l’annunciazione. Invece dell’assillo dell’abbandono e, quindi, di tutta la soggettività connessa con l’abbandono, l’annunciazione. Non c’è più l’abbandono nel modo mitologico, nel modo più comune d’intenderlo, ma l’annunciazione.


Perché ci sia annunciazione, la condizione è l’entusiasmo. Per nessuno verrà mai l’annunciazione senza l’entusiasmo! È la condizione, oggettuale, anziché una condizione soggettiva. È proprio dell’oggetto, l’entusiasmo. L’annunciazione è qualcosa per cui la narrazione non riguarda mai il fatto, non restituisce mai il fatto, non insegue mai il fatto, quindi mai insegue un fantasma di padronanza. Il fatto è fantasmatico. La riproduzione economica del fatto è ciò che ha giustificato la drammaturgia, specialmente quella giudiziaria, quella in cui si è specializzato il discorso occidentale, da Platone al Martello delle streghe, fino alle recenti strutture morali sociali.


L’annunciazione indica che non solo nulla è già detto, nulla è già fatto, nulla è già scritto, ma che ciascuna cosa è ancora da dire, da fare, da scrivere, da qualificare. Ciò che è essenziale, rispetto all’avvenire, è in che modo ciò che ci troviamo a fare, rispetto all’associazione, all’impresa, si valorizza. È un processo di valorizzazione costante. È in direzione di questo valore intellettuale che noi procediamo. Senza sentimentalismi, né pathos né passioni né patetismi né mimetismi, quelli che producono acciacchi. In assenza d’identificazione oggettuale, il mimetismo.


Auguri per ciascuno e che la qualificazione sia un’istanza assoluta. E che emerga, prendendo pretesto da qualsiasi circostanza, l’indicazione della rotta. Che emerga la direzione. Non è il principio del piacere. Noi non facciamo ciò che ci piace o ciò che vogliamo. Il pazzo è colui che crede di fare ciò che vuole! Ma nessuno fa ciò che vuole, né ciò che può né ciò che sa. Ciascuno fa secondo l’occorrenza. Fa quel che occorre fare. “E perché occorre fare così?”. Rispetto alla direzione. Se fa ciò che vuole, gira in tondo, a vuoto, e precipita nell’abisso. Fa in direzione della qualità. In direzione della cifra. E tutto ciò che va in direzione della cifra è proprietà intellettuale. Le proprietà intellettuali. I cifremi. Proprietà del viaggio. Proprietà di questa narrazione, in cui ci troviamo a fare cose nell’eternità in cui queste cose, man mano, facendosi, trovandosi in viaggio, vivono, senza problema di durata, senza l’idea della fine.


Abbiamo appuntato proprio oggi pomeriggio — anche ieri sera, con i nostri artisti maestri — il programma del 2006. Abbiamo provato a enunciare cento cose, ma, di sicuro, sono trecento. Che non si affrontano moltiplicando, sottraendo, addizionando. Non si affrontano con l’algebra né con la geometria. Si affrontano secondo l’aritmetica.


Qual è l’aritmetica della vita? La vita procede secondo l’aritmetica, in direzione della qualità. Un augurio perché ciascuno di noi, anziché avere una vita conflittuale, litigiosa, soggettiva, abbia una vita intellettuale. Una vita che sia di qualità. La salute è l’istanza della qualità.

 
Relazioni
Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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