Nemtsov, 50 anni, denuncia da sempre i soprusi, i brogli elettorali e la corruzione che dilaga in Russia. E ora, candidato sindaco di Soci, che nel 2014 ospiterà le olimpiadi invernali promette: "Batterò la mafia dei Giochi"
MOSCA - «Qualche giorno fa i militanti nashisti putiniani mi hanno gettato in faccia del sale ammoniacale. Una notte la polizia ha sequestrato 125mila volantini elettorali. I cekisti, tramite i loro complici in America, mi hanno spedito un bonifico di 10mila dollari, per screditarmi. Non passa giorno che non ci sia una provocazione per ostacolare la mia campagna elettorale. Mi sono candidato per il posto di sindaco di Soci, la città dei futuri Giochi Olimpici Invernali del 2014, di cui Putin è il grande patron. Ma tutte le tv, le radio e i giornali di Soci si rifiutano di darmi spazio. Domani si vota ma nonostante il boicottaggio contro di me è ormai chiaro che i due favoriti di questa gara elettorale sono due: Anatolij Pakhomov, l'uomo di Putin, e il sottoscritto». Se c'è un politico, in Russia, che non si rassegna alle violenze e ai soprusi, ai brogli elettorali, alla corruzione che divora il paese, questo si chiama Boris Nemtsov. È uno dei leader dell'opposizione liberale. Ha 50 anni. È stato, ai tempi di Eltsin, primo vicepremier. Poi, è arrivato Putin. Nemtsov ha dovuto far fagotto. Oggi è tornato in piazza (la sua storia politica è raccontata nel libro Confessioni di un ribelle edito da Spirali). La sfida di Soci è impari, perché cuore di interessi colossali e investimenti faraonici. Russia Unita, il partito della maggioranza assoluta e di Putin, vuole infatti gestire tutta la torta olimpica. Punta su Pakhomov, il sindaco uscente. In lizza sono in nove. «Soci è diventata territorio di arbitrii e abusivismi - ci racconta -. Arrivano da fuori per arraffare tutto quello che il potere locale e regionale gli concede di fare. La gente s'è stufata. Vogliono un sindaco pulito, che non rubi. Che denunci le sopraffazioni, le prepotenze. Pakhomov, il mio avversario, e tutti gli altri funzionari di regime si rifiutano di partecipare ai nostri dibattiti: quattro volte gliel'ho chiesto e quattro volte ha risposto di no. Intimidiscono le persone che organizzano i nostri comizi, minacciandoli di licenziamento e verifiche fiscali». Per forza: Nemtsov da anni denuncia il malaffare. Documenta gli enormi debiti delle aziende di Stato, attacca l'autoritarismo di Putin, critica pesantemente la politica economica e finanziaria del Cremlino. «Io do fastidio. Smaschero i veri "giochi dei Giochi". Dico che rubano terreni e proprietà. Rivelo e cerco di impedire gli sfratti prepotenti che si stanno perpetrando nella valle Imeretinskaja. Lo faccio perché oltre un certo limite ti viene voglia di recuperare il senso della dignità e di smettere d'aver paura». Un ruolo donchisciottesco, quello di Nemtsov. Ma lui spera di avere un alleato, alla lunga. «In Russia oggi comanda Putin mentre Medvedev cerca di comandare. Ho però una pallida speranza. Che Medvedev si trasformi da presidente delfino in quello vero. Io sono pronto ad aiutarlo. È chiaro che il gruppo che è al potere è molto sfacciato, cinico, corrotto e quanto prima si riuscirà ad allontanarlo dal potere tanto meglio sarà per la Russia». Potrebbe Obama influire in questo processo politico? «Finché il regime in russia rimarrà antidemocratico, corrotto ed autoritario, ci saranno delle profonde discordie ideologiche fra Obama e le autorità russe. La democrazia gli ha permesso di diventare presidente. Mentre la gente che governa il nostro paese odia la democrazia, calpesta la Costituzione e le leggi. Quest'odio nei confronti della democrazia, la paura nei confronti del nostro popolo crea un abisso enorme tra Obama e l'attuale regime russo. Solo se la Russia riprenderà la strada della democrazia potranno migliorare i rapporti con l'Occidente». (Leonardo Coen)
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