L'Iran? È una terra schizofrenica di gnomi e giganti, un paese ingolfato dal mis-understanding, tragicomico ancor più del nostro. Lo dice Ebrahim Nabavi, noto giornalista e scrittore satirico che ha scelto ancora una volta di ritrarre la propria amata/criticata nazione attraverso l'ironia. A Teheran ha vinto premi giornalistici ed è stato in galera; ora vive come nomade, un piede e mezzo in Europa, il cuore ancora in medioriente; produce articoli per i giornali e narrativa pungente. «Stando in Occidente mi sento libero di scrivere quello che voglio - ha spiegato -. Preferisco fare così: lavorare restando fuori dal carcere, non sono tagliato per fare l'eroe». Lo intervistiamo in occasione dell'uscita di un libro originalissimo - che pubblica in Italia grazie all'editore Spirali - che unisce satira e graphic design. Il titolo è esplicito: Iran, gnomi e giganti, paradossi e malintesi. Di che cosa si tratta? Di un album di scritti satirici illustrato dalla grafica tagliente di Reza Abedini, professore di cultura visiva all'Università di Teheran ed innovativo esponente del graphic design contemporaneo. L'insieme, colorato e politicamente scorretto, vuole aprire una finestra sulla cultura mediorientale e sulla irrisolta questione iraniana. Le immagini veicolano un forte messaggio culturale: i caratteri persiani - che ruotano intorno ad alcune parole chiave - vengono mescolati a testi capovolti, silhouette su sfondo nero e macchie colorate: un connubio di tradizione e modernità che vuole svelare limiti, contraddizioni, falsità e soprusi del regime in carica, già sbeffeggiato in modo simile (per qualcosa) nel cartone animato pluripremiato Persepolis di Marjane Satrapi. Secondo Ebrahim Nabavi, noi italiani possiamo capire bene il tipo di linguaggio satirico che lui ha utilizzato, perché abbiamo una situazione politica bizzarra e perché siamo abituati al paradosso come "modo di comunicare".
L'Iran sembra un Paese arretrato, visto da fuori. Eppure il vostro linguaggio è stra-contemporaneo... Certamente rimane un po' strano, per voi europei, vedere un libro così moderno prodotto in Iran; ma in realtà è da almeno cinquant'anni che da noi si usano questi modi per comunicare, per esprimere le idee. Di certo l'Iran è un paese effettivamente schizofrenico. Noi lo esprimiamo con il nostro linguaggio, così come lo esprimono le notizie paradossali che arrivano da Teheran fino in Occidente. ...Si può dire che è un Paese molto complicato: a volte non si riesce a capirlo usando l'intelligenza; il miglior modo per comprenderlo può essere allora quello di non pensare. Per questo era adatto il presidente statunitense George W. Bush. Se in Iraq c'è tragedia, da noi vige la commedia.
Come avete lavorato a "Iran, gnomi e giganti, paradossi e malintesi"? Il nostro libro è nato per gioco: io creavo i testi, i "concetti" e li davo a Abedini che si occupava di associare d essi una parte grafica. Oppure vedevo le immagini che lui produceva, ispirato dai fatti di cronaca del nostro Paese, e poi provavo a trasformarle in testi, di interpretare quello che pensava. Ci siamo dati le idee l'uno con l'altro, e ognuno ha fatto comunque quello che credeva: è nato tutto così. Lo scopo di Abedini e anche il mio è stato quello di usare dei segni, dei simboli tradizionali iraniani e di cambiarli in modo che ovunque si potessero capire. Lui è partito dalla calligrafia e ha creato poi immagini che potessero essere universalmente comprensibili.
È riuscito nell'intento? Credo di sì. Il risultato è che ha trovato una chiave di lettura estetica "mondiale". Il nostro albo parla a tutti. Abedini è stato efficace perché è un grande conoscitore della nostra arte tradizionale e ha lavorato tanti anni fuori dal Paese; la stessa cosa che ho fatto io. ...Poi, le storielle che racconto sono valide per descrivere gli abusi di potere che si consumano anche fuori dall'Iran.
Ci può fare un esempio tratto da "Iran, gnomi e giganti"? Certamente. Ecco una storia. Teheran: il presidente della corte suprema dell'Iran ha detto in un'intervista che, secondo quanto risulta dalle indagini in corso, esiste un complotto internazionale per mostrare un'immagine distorta e violenta dell'islam. Dopo questa dichiarazione, il portavoce della corte ha indetto una conferenza stampa durante la quale ha morso un giornalista accusato di sottolineare gli aspetti violenti dell'islam, e lo ha ripetutamente colpito con una zuccheriera. Sempre nel quadro delle dichiarazioni del presidente della corte suprema, un magistrato della città di Karaj ha condannato sei giovani ad essere frustati in pubblico affinché la smettessero di sottolineare gli aspetti estremistici dell'islam.
Tragicomico e funzionante. Come è stato accolto il lavoro nel suo Paese, dove lei è spesso maltollerato dalle autorità? Gnomi e giganti, paradossi e malintesi è stato accolto bene, abbiamo venduto migliaia di copie. È stato giusdicato interessante sia dai critici che dalla gente: è il secondo lavoro del genere che faccio con Abedini - il primo in assoluto che esce in Italia - e ora vogliamo proseguire nella serie. Ma in generale tutta la mia produzione è apprezzata: gli articoli online del portale di satira che curo dall'Europa sono letti ovunque.
Tutta la sua opera è caratterizzata dal gusto del paradosso. Crede che dipenda dal fatto che racconta la situazione politica iraniana? Per me il paradosso ha un valore molto importante nell'arte, lo considero uno strumento del tutto valido, in tutti i suoi aspetti, perché è un elemento che comunque esiste nella vita degli uomini. Vero è che, in particolar modo, fa parte della quotidianità vissuta dalla società iraniana. Per noi rappresenta quindi uno strumento utile per capire la verità, che si disvela spesso proprio utilizzando l'ottica del paradosso: attraverso il "ribaltamento", è possibile comprendere cosa capita e cosa capiterà nel nostro Paese. Ma uso quest'arma anche per raccontare i fatti internazionali.
A proposito di fatti internazionali... Crede che qualcosa possa cambiare, ora che Obama è stato eletto alla presidenza degli Usa? Difficile fare previsioni su quello che succederà in Iran. Di solito mi sbaglio. Ma sono molto ottimista, perché per la prima volta il rapporto tra Iran e Usa si può basare su interessi comuni e su un dialogo reale, con benefici per tutti.
Cosa pensa del messaggio che Obama ha rivolto via video direttamente al popolo iraniano per mostrare le sue buone intenzioni? Penso sia stato un messaggio molto forte e importante. Obama è il primo politico che ha capito che è bene parlare con Khameini ma anche con la gente. È stato molto furbo e abile. Il suo gesto è piaciuto agli iraniani, che per la prima volta hanno visto un presidente americano parlare con rispetto e cognizione. La gente sa che si è sforzato, che per due ore ha studiato il modo di augurare "buon anno" in persiano, fatti significativi, se si pensa che Bush jr, dopo otto anni, non aveva ancora capito che l'Iran si trova in Asia. Per questo il popolo è contento. Ma ripeto: dire cosa succederà è difficile. Facile prevedere il secondo atto di Obama, ma non quale sarà l'atteggiamento del regime. Di fatto anche tra le autorità ci sono stati coloro che hanno gradito esplicitamente l'apertura degli Usa. Si può sperare.
Quali sono i suoi progetti per il futuro? A lungo termine mi piacerebbe tornare in Iran. Per il resto, penso ad un nuovo libro che si chiamerà Ironica; il titolo è significativo perché nel nostro paese esiste una famosa enciclopedia detta Iranica. L'idea è quindi di parodiarla, di creare una sorta di dizionario per gli stranieri che vogliono andare in Iran. Perché laggiù le parole cambiano di significato ed è bene saperlo. Ad esempio: quando uno dice che una persona è "liberal", in Iran, è come se la insultasse. Questa è perlomeno la percezione che ha la classe dirigente. ...Sarà un testo con piccole immagini, utile per tutti quelli che sono lost in traslation.
(Valerio Venturi)
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