L'INTERVISTA. Il leader georgiano: la Nato ci ha sbattuto la porta in faccia
«I russi vogliono un'altra guerra»
TBILISI - «Con me la Georgia è cambiata». Lo dice in fretta e abbassando lo sguardo, lo dice a se stesso. Il presidente che ha perso l'Abkhazia e l'Ossezia non arretra più di un millimetro. «Non importa a quale prezzo - dichiara Mikhail Saakashvili al Corriere -, restituirò a questo Paese il sentimento dell'avvenire». L'opposizione che monta finte celle davanti alla sede del governo l'accusa di aver riportato indietro le lancette prendendo una deriva autoritaria e tradendo le speranze della rivoluzione pacifica che nel 2003 rovesciò il presidente Eduard Shevardnadze. «Eravamo governati da una nomenklatura post-sovietica e non lo siamo più. Chi ci attacca finge di non vedere che in sei anni nel Caucaso è nata una democrazia moderna e liberale, in lotta con la povertà e la corruzione dei clan. È in corso una trasformazione culturale dai contorni talvolta grotteschi. In quelle gabbie ridicole si mescolano tutti i fermenti della società, la disperazione degli ultimi e gli slanci di una gioventù privilegiata in cerca di una causa». Non si rimprovera niente? «Ho commesso degli errori, come sostituzioni troppo rapide ai vertici di polizia e ministeri. Senza azioni così radicali e aggressive, però, non avremmo impresso la spinta necessaria a liberare le energie del Paese, che è già cambiato irreversibilmente. Dobbiamo consolidare la coscienza democratica e migliorare le condizioni di vita della popolazione costruendo infrastrutture, strade, case ma anche promuovendo cultura, creatività, tutto quello che serve a risvegliare una nazione». Che lei definisce sotto occupazione russa. Accusa inoltre Mosca di voler destabilizzare la Georgia dall'interno, come nel fallito ammutinamento di due settimane fa nella base militare di Mukhrovani. «Abbiamo le prove di tentativi di corrompere comandanti dell'esercito. Che la Georgia sia un Paese occupato è dimostrato dalla militarizzazione russa delle province di Abkhazia e Ossezia del Sud. Ampliano le basi, mandano soldati in sfregio agli accordi internazionali. Migliaia di georgiani sono stati espulsi dall'Abkhazia e in Ossezia ormai ci sono tanti abitanti quante truppe. Vogliono imporci la mentalità dell'assedio, rubandoci il senso della normalità ed erigendo un nuovo Muro di Berlino che ci separi da Sukhumi e Tskhinvali. Cosa farà l'Europa, chiuderà gli occhi come sui Sudeti (i territori cechi consegnati a Hitler con gli accordi siglati da Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania nel 1938 a Monaco, ndr)? Per fortuna oggi non vedo nuovi Chamberlain. Siamo tutti consapevoli che esistono principi inviolabili». C'è il pericolo di un nuovo conflitto con la Russia? «I russi vogliono un'altra guerra, resta da vedere se riusciranno a realizzare il loro obiettivo. Io non lo credo ma hanno già oltrepassato il limite una volta e l'invasione di agosto ci ha insegnato a prenderli sul serio. Vogliono sbarazzarsi della Georgia. Putin l'ha detto chiaramente, la Nato deve dimenticarci». Nato ed Europa vi hanno dimenticato? «Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una rapida integrazione nell'Ue, a partire dalla revisione del sistema dei visti, per la quale stiamo lavorando. La Nato ci aveva promesso l'adesione e ci ha sbattuto la porta in faccia. Prima o poi capirà che non può lasciarci fuori».
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