«Io sono ancora qui e i russi non hanno preso Tbilisi, resistiamo». Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili, in Italia per presentare il libro-intervista «Io vi parlo di libertà» realizzato con il documentarista francese Raphaël Glucksmann (Spirali editore), ha partecipato ieri alla videochat di Corriere.it sul conflitto con la Russia del 2008, le tensioni che stanno paralizzando Tbilisi e l'intricata mappa geopolitica del Caucaso. «Il nostro2008 è stato come il 1979 in Afghanistan o il 1968 in Cecoslovacchia, stesso dispiegamento di forze da parte degli invasori russi», ha detto Saakashvili, che nel 2003 a soli 37 anni guidò la pacifica Rivoluzione delle Rose e depose il presidente post-sovietico Eduard Shevardnadze. Eletto capo di Stato nel 2004 e ancora nel 2008, oggi «Misha» cerca di ricostruire un'immagine pesantemente compromessa dalla Guerra dei 5 giorni e dalla campagna di disobbedienza civile lanciata dall'opposizione extraparlamentare che lo accusa di violare i diritti umani e civili nel Paese. Per l'Occidente la Georgia resta un osservato speciale a rischio implosione. «Ma in cinque anni - afferma Saakashvili - abbiamo costruito uno Stato democratico. Entrare nell'Ue? Per ora l'Unione ha così tanti problemi che anche se bussassimo non ci sentirebbe. Con il Cremlino deve impegnarsi in base a principi chiari perché la Russia ha bisogno dell'Europa più di quanto l'Europa abbia bisogno della Russia. E la Georgia è importante per tutti, la maggior parte del gas diretto in Europa passa dal nostro territorio». A una domanda su «Berlusconi amico di Putin» risponde: «Anche se talvolta i politici fanno dichiarazioni strane, finché le dichiarazioni non si riflettono sulla politica generale va bene. La posizione italiana sulla Georgia è positiva». Infine, riconquisterà le autoproclamate repubbliche di Abkhazia e Ossezia del Sud? «Sono cresciuto nell'Urss, non avrei mai pensato di vederla cadere. Niente è immutabile».
(Maria Serena Natale)
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