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 Storia di una dissidente


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Storia di una dissidente


  
 
Notazioni

La vita della scrittrice egiziana Nawal El Saadawi.

L'Egitto è un Paese strategico, che assicura la giuntura tra il Maghreb e il Medio Oriente, con la penisola del Sinai, e tra il Mar Rosso, l'Oceano Indiano e il Mediterraneo, attraverso il canale di Suez. Per la sua posizione privilegiata, l'Egitto è stato investito in pieno dalle vicende del post-colonialismo e della guerra fredda.
Questo il contesto in cui è nata, nel 1931, Nawal El Saadawi, intellettuale particolare e testimone diretta dei principali avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi 60 anni di storia egiziana: dal movimento contro il colonialismo britannico alla rivoluzione di Nasser del 1952, fino alle presidenze Sadat prima e Mubarak poi.
«Sono cresciuta in un periodo molto critico e questo ha avuto un'influenza profonda su di me», scrive Nawal nel suo ultimo libro «Dissidenza e scrittura. Conversazione sul mio itinerario intellettuale» (Spirali).
Nel 1952, con l'avvento di Nasser, la radio "La voce degli arabi" cominciò a diffondere in tutto il Medio Oriente le conquiste della rivoluzione egiziana e del "sogno" panarabo. Nasser contribuiva a armare i fedayyìn palestinesi avvicinandosi all'Unione Sovietica, da cui riceveva aiuti economici e militari. In quegli anni, Il Cairo si trasformava. E milioni di donne in Egitto? Che ne era di una donna egiziana ambiziosa e impaziente come Nawal? «Il mio nome, El Saadawi - scrive -, è il nome di mio nonno, il padre di mio padre, Habash... Mia nonna, Al-Hajja Mabrouka... era una donna molto forte. Era il capo del villaggio. Era analfabeta e lavorava nei campi».
Scrittrice e dissidente, Nawal ha una storia speciale. Nasce in un piccolo e poverissimo villaggio, sul delta del Nilo, dove la tradizione, le usanze, gli aneddoti sono ancora fortissimi e radicati. «Avevo una sensazione del tipo: io non ho intenzione di continuare in questo modo, devo cambiare la mia vita». Anche la nonna paterna - la contadina - la madre e il padre erano ribelli. «Si ribellavano in modo limitato... Mia madre si ribellava contro mio padre... Mio padre si ribellava contro il governo e contro gli inglesi, ma era patriarcale... Quanto a me, ero contro tutto: ero contro la politica, ero contro il patriarcato». Nawal si trasferisce dal villaggio a Alessandria, con la famiglia, poi al Cairo, da sola, per proseguire i suoi studi. Vince poi una borsa di studio per frequentare la facoltà di medicina dell'università del Cairo. Nel 1955 si laurea e torna al villaggio a operare come medico per aiutare i contadini, spesso in condizioni sanitarie tragiche.
Mentre Nawal faceva il medico e lavorava al villaggio, i contadini morivano di bilarzosi e gli analfabeti erano il novanta per cento della popolazione. «Nasser aveva paura - racconta - perché... la borghesia e le classi superiori avevano legami con gli inglesi, i francesi e gli americani, erano appoggiate da poteri esterni. I Fratelli Musulmani, i gruppi islamici d'Egitto, si misero a cospirare contro Nasser». A un certo momento, «i due principali nemici di Nasser erano i Fratelli Musulmani e i comunisti: così furono imprigionati». Nasser assume modalità dittatoriali, tradendo il programma socialista che aveva enunciato all'inizio e tutti coloro che avevano contribuito a portarlo al potere negli anni Quaranta e Cinquanta: gli studenti e la gente, con le loro manifestazioni.
Nel 1970, dopo la grande sconfitta nella Guerra dei sei giorni, Sadat giunge al governo. «Sadat fu molto peggio di Nasser, mise in prigione me e tutti gli intellettuali - racconta El Saadawi -. L'Egitto iniziò a arretrare sempre di più». Man mano, l'impegno politico e gli scritti si scontrano con il regime: nel 1972 Nawal lascia la pratica medica per dedicarsi completamente alla scrittura. Oggi, a distanza di quarant'anni, il nome della scrittrice compare ancora nella lista dei condannati a morte dai Fratelli Musulmani. In quanto intellettuale, la convocano in tribunale e la boicottano, ma non riescono a ucciderla. Fanno così anche con altri intellettuali, con il boicottaggio tramite i media e il tribunale. Proprio un anno fa, Nawal ha vinto la causa contro coloro che l'avevano accusata di apostasia. Lei adesso commenta: «Il governo di Mubarak percepisce il pericolo dei Fratelli Musulmani: sa che essi competono con il governo, criticano il potere e lo prenderanno. Anche per questo adesso vengo relativamente appoggiata».
Nel 1981, per la sua posizione contro la discriminazione delle donne nella Shar'ia e le critiche di certi aspetti dell'Islam, Nawal El Saadawi viene reclusa per tre mesi nel penitenziario del Cairo. Nel 2001, viene accusata di apostasia, ma grazie alla rilevanza internazionale che assume il suo caso, vince la causa. La sua constatazione è che il dopo Nasser ha portato arretramento culturale e economico e la gente ha ripreso a essere fanatica e religiosa. In quel periodo, ricorda, «tutte le mie sorelle iniziarono a portare il velo». Sadat «mise il velo alla mente della gente attraverso i media: tutti parlavano di religione, di Islam, di cristianesimo, della Chiesa, della moschea».
Eccoci dinanzi a un paradosso tutt'ora presente: «L'americanizzazione e l'islamizzazione dell'Egitto». Le donne, afferma, «o portano il velo per religione o sono nude per consumismo. Sono intrappolate come oggetti sessuali e oggetti religiosi». Negli Usa, rileva Nawal, pubblicano soltanto le donne che critica l'Islam e quindi non pubblicano i suoi libri. Lei non intende cadere nel tranello di essere solo contro l'Islam: è invece contro tutte le religioni.

 
Relazioni
eco di stampa di Dissidenza e scrittura. Conversazione sul mio itinerario intellettuale (Libro)
Nawal El Saadawi ()





 
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