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Lo scrittore: «È un ultimatum. Adesso temo la legge marziale»


  
 
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INTERVISTA. Parla Ebrahim Nabavi, il più noto autore satirico iraniano

«Il monito è rivolto soprattutto ai politici, da Mousavi a Khatami fino a Rafsanjani: vuole cancellarli dalla scena politica».
«Vedo due possibilità: o si crea un governo fascista destinato a finire nel sangue, oppure Khamenei perde il potere».

«Khamenei nella preghiera del venerdì ha dato un ultimatum: la gente ora sa che se uscirà ancora in strada a protestare pagherà un prezzo molto alto. Ma il monito è rivolto soprattutto ai politici, da Mousavi a Khatami fino a Rafsanjani: vuole cancellarli dalla scena politica».
Ebrahim Nabavi, penna satirica iraniana censurata dal regime, non si stupisce che l'ultimatum della Guida Suprema arrivi all'indomani dell'invito al dialogo rivolto dagli ayatollah ai tre candidati «sconfitti».
Lui, che nel suo recente Iran. Gnomi e giganti. Paradossi e malintesi (Spirali) prende di mira le contraddizioni del suo Paese, ha vissuto la situazione grottesca di essere arrestato a Teheran per «pubblicazioni menzognere» nello stesso giorno in cui gli veniva annunciato un premio per la miglior satira politica.
Altro paradosso: in Iran i reclusi sono i più liberi, dice. Tant'è che non è mai riuscito a pubblicare così tanto nel suo Paese come durante i suoi 18 mesi di cella. Dal suo rilascio vive esule in Belgio, a Overijse, alle porte di Bruxelles, dove scrive libri e articoli (anche sul sito www.roozonline.com), conduce un programma per una radio olandese e un altro per una tv americana. Risponde al telefono sollevato dall'arrivo della sua compagna Sanam, che lo ha raggiunto da Teheran alla vigilia dell'annunciata repressione.

Oggi è un giorno pericoloso per l'Iran, si teme la resa dei conti.
«Khamenei vuole che la gente resti a casa, così se nelle strade resta un manipolo di irriducibili potranno essere arrestati come ribelli. A partire dai leader di questo movimento, Mousavi e Khatami. Non mi stupirei se venisse dichiarata la legge marziale».

Perché la rabbia è esplosa ora?
«La gente non ne può più di Ahmadinejad, delle sue bugie e dei suoi insulti. E non si riconosce nel volto ridicolo dell'Iran che lui mostra agli incontri internazionali, come ha fatto all'Onu e alla Columbia University».

Come andrà a finire secondo lei questa contesa tra piazza e regime?
«Vedo due possibilità: o si crea un governo fascista per 2-3 anni destinato a finire con rivoluzione sanguinosa. Oppure Khamenei perde il potere...».

L'unico che può «sconfiggerlo» è il silente Rafsanjani.
«Sì, lui (il leader dell'Assemblea degli esperti, ndr) ha portato Khamenei al potere e lui potrebbe farlo cadere. So che sta cercando di convincere i membri dell'Assemblea degli esperti a far saltare la Guida Suprema. Per spuntarla però deve portare dalla sua parte oltre metà dell'Assemblea. Finora non ce l'ha fatta, ma sta ancora lavorando in questa direzione».

Le manifestazioni di questi giorni sono state paragonate a quelle del 1979 a cui lei ha partecipato.
«Allora lo Scià non poteva accettare che la gente non lo amasse più e quando lo capì era troppo tardi, il suo popolo non poteva perdonarlo, era determinato ad andare fino in fondo. Proprio come oggi con Ahmadinejad. Ma adesso c'è una maggiore maturità politica rispetto ad allora: al tempo dello Scià i 40enni pensavano come i 20enni di oggi. La società iraniana ha capito che, per vincere, questa protesta pacifica deve continuare. Oggi sono fiero di dire che sono iraniano».

Insomma ci sono più «giganti» che «gnomi» rispetto a un tempo, per dirla con il suo ultimo libro?
«Sì, anche se gli gnomi al governo tentano di abbassare l'intelligenza dei giganti».

Come lei?
«Sì, e per fortuna sono in buona compagnia».

(Alessandra Muglia)

 
Relazioni
eco di stampa di Ebrahim Nabavi (Giornalista)
Iran. Gnomi e giganti, paradossi e malintesi (Libro)





 
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