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"Georgia: Paese normale in un ambiente tragico"


  
 
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Il presidente Saakashvili si è presentato agli italiani, a Roma, con un libro

Mikheil Saakashvili, presidente della Georgia, sta subendo critiche su tutti i fronti. Benché vittima dell'aggressione russa (la prima invasione di uno Stato europeo dalla II Guerra Mondiale), molti pensano che il responsabile sia lui, con il suo improvviso attacco alla regione separatista Ossezia del Sud. L'opposizione georgiana, dal 2007, lo accusa di aver ricreato quel regime autoritario che egli stesso aveva demolito con la Rivoluzione delle Rose nel 2003. Ieri, mentre in Georgia continuavano le manifestazioni contro il suo governo, Saakashvili era a Roma, in Campidoglio. Per parlare di se stesso, per mostrare al pubblico la sua storia personale e le sue idee, condensate del nuovo libro-intervista (edito da Spirali, scritto con Raphael Glucksmann, figlio del noto filosofo André) e smentire molte delle voci che circolano sulle sue scelte di guerra e di pace. Putin lo mette addirittura sullo stesso piano di un Saddam Hussein, Ma Saakashvili non ha nulla del dittatore: guarda dritto negli occhi, sorride sempre, parla in modo franco e diretto, soprattutto cercando di sdrammatizzare qualsiasi argomento. Nei suoi discorsi sono completamente assenti termini ideologici, ragionamenti nazionalisti o sparate contro i nemici. "Protestano in Georgia? Stiamo diventando una democrazia ed è normale che in un Paese libero l'opposizione scenda in piazza". La "normalità" è al centro del suo ragionamento e del suo progetto: "diventare un popolo normale, in condizioni straordinarie e pericolose". Con un unico obiettivo in mente: "entrare in Europa. Anzi: tornare in Europa, perché questa è sempre stata la nostra cultura".
"L'Occidente simboleggiava per noi la libertà e la ricchezza, tutto quello che ci era negato nella vita quotidiana" - dice di sé Saakashvili nel libro-intervista, ricordando il periodo in cui era uno studente dissidente perseguitato dal Kgb - "Quel che pensavamo dell'Occidente era certamente un'immagine idilliaca, molto ingenua, che farà sorridere un cittadino francese o americano. Immaginavamo un mondo senza restrizioni, senza controlli di polizia, senza code nei negozi, con i supermercati pieni di merci. E soprattutto: senza Kgb". L'invasione russa, su questo il presidente georgiano non ha dubbi, è la prosecuzione delle persecuzioni del Kgb con altri mezzi. "La Russia non è più l'Urss, di questo sono certo. Ma dal punto di vista dell'aggressività territoriale può anche essere pericolosa" - ci spiega Saakashvili. Constatando che: "A Tbilisi viviamo con i cannoni russi a poche decine di chilometri dalle nostre case, ma la gente pensa alla pensione, a trovare un lavoro... Se vediamo la Tv russa, invece, constatiamo che là il problema principale non è la crisi economica, né la povertà, né il terrorismo. Il problema principale, per i russi... siamo noi". Sulle cause della guerra con la Russia, Saakashvili è convinto: "L'invasione è iniziata ben prima dell'8 agosto", cioè prima dell'attacco georgiano contro i separatisti dell'Ossezia. Le unità corazzate russe stavano già attraversando il valico di Roki ed entrando nel Paese prima che le brigate georgiane si muovessero. Saakashvili è anche sicuro che la Georgia sarebbe stata completamente occupata. Se non fosse intervenuto tempestivamente Nicolas Sarkozy (allora presidente di turno dell'Ue, a cui Saakashvili esprime tutta la sua gratitudine) oggi avremmo un Paese in meno.

 
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