Nel libro "Perché il mondo arabo non è libero" (tradotto in italiano da Spirali), Moustapha Safouan, uno tra i più importanti teorici francesi degli ultimi cinquant'anni, introduce alcune tematiche sorprendenti sull'assetto politico, religioso e culturale dei paesi arabi. Per quali motivi il mondo arabo non è ancora libero? Per un verso, Safouan annota come nei paesi arabi la differenza d'uso tra la lingua scritta, ossia l'arabo classico, e i vernacoli come l'egiziano parlato, abbia avuto un ruolo determinante nella perpetuazione del dispotismo. Per altro verso, i sistemi politici investiti dall'islam, che esistevano già da migliaia di anni prima della rivelazione di Maometto - per esempio l'impero persiano - hanno usato la religione come fonte di legittimità. Il altre parole, scrive Safouan, l'islam sarebbe stato vittima delle nazioni in cui propalò il messaggio. Erano nazioni governate da vecchi regimi "imperiali", il cui unico scopo era quello di garantirsi la dominazione dello stato sugli altri aspetti della vita. La sovrapposizione dello stato alla religione e l'utilizzo della scrittura basata sull'arabo classico, ossia la lingua dell'élite dominante, avrebbe garantito l'egemonia dell'uno sulla molteplicità (tenendo conto che in ogni paese "invaso" dall'islam c'erano già lingue e dialetti vari).
Nel volume, che verrà presentato sabato 19 settembre nell'ambito di "Pordenonelegge. Festa del libro con gli autori", Safouan, inoltre, afferma: il Corano, originariamente, non ha nulla a che fare con la politica "umana" e non concerne principi di governo, ma si occupa solo di "ciò che un uomo deve essere e deve fare conformemente alla volontà di Dio". Nel Corano, troviamo semplicemente un comandamento intorno all'obbedienza a Dio, "ai suoi messaggeri e a 'quelli tra noi che hanno la carica di direzione'". Non ci sono, però, implicazioni sul modo in cui questa "carica di direzione" sarebbe affidata e nemmeno coincide con lo stato o con una carica politica. La frase, aggiunge lo scrittore, potrebbe anche essere tradotta con "i nostri anziani". Maometto, poiché ultimo profeta, non avrebbe dovuto avere alcun successore. Dopo Maometto, in realtà, quattro uomini - tra i compagni a lui più vicini - ricevettero la carica di direzione. Sotto di loro, l'islam ebbe una grande espansione, che rese necessaria la creazione di una forma di stato. Fu proprio uno di loro, inoltre, a stabilire il Corano come testo scritto. I quattro successori presero come modello gli stati assoluti della Persia e di Bisanzio, scelta che comportò la subordinazione dello "spirituale" al "temporale". Il capo dello stato, la "guida temporale", nominava e sottometteva alla sua volontà gli uomini di religione.
Secondo Safouan, agli arabi sono toccate in sorte "tre imposture". La prima è il confinamento della scrittura in una lingua classica, l'arabo grammaticale, inaccessibile al popolo. In Europa, lo sdoganamento del "volgare" in letteratura - la lingua vernacolare - da parte dei poeti cortesi e di Dante Alighieri (che definì il volgare più nobile del latino), e poi tramite Galilei nella scienza, comportò la fine dell'egemonia del latino come lingua del "potere". In effetti, la parola libera è l'unico modo per uscire dalla dialettica del padrone e dello schivo. Nei paesi islamici l'arabo grammaticale è ancora la lingua con cui trasmettere l'educazione, la religione, la letteratura, l'amministrazione e tutti gli altri campi del sapere, mentre la lingua viva è disprezzata. Lo stato ha monopolizzato "l'impressionante potere della scrittura". La coincidenza, infatti, della verità con la lingua scritta resta indiscutibile e inquestionabile. La "seconda impostura" che sarebbe toccata agli arabi, è che il popolo sta di fronte al potere di uno stato che ha usurpato l'attributo che invece è di Dio, ossia "il sapere dell'interpretazione finale". La "terza impostura" è che il popolo è sottomesso a un'idea di monarca (anche in veste di presidente di una "democrazia") a cui trasferisce integralmente l'autorità e la responsabilità, legittimata dalla credenza naturale in un ordine sacro. Fu lo stato a creare la cosiddetta "massima autorità religiosa" ed è lo stato a nominare la persona che occupa questa funzione. Lo stato costruisce le grandi moschee e ha la sovrintendenza sull'educazione religiosa, esercita la censura culturale, tutela la tradizione e la moralità.
Chi esprime un pensiero o un'opinione differente è considerato un outsider. È questo il motivo per cui il fallimento di tali regimi - basati sulla repressione e sulla corruzione - nel far rispettare l'indipendenza politica e la difesa delle frontiere ha come esito il terrorismo. Secondo Safouan, però, l'idea di introdurre "la democrazia con la forza delle armi è grottesca. Non potete fabbricare un cittadino in una notte, non più di quanto il comunismo non abbia potuto fabbricare il proletariato". Un dettaglio. L'Egitto si è industrializzato fino a un certo grado, però il lavoratore egiziano prosegue a recarsi in fabbrica non per il "salario" ma per "ricevere ciò che Dio ha da dargli". Quanto ai capitalisti, "non hanno niente in comune con la borghesia che creò la civiltà industriale". Con la rivoluzione elettronica occidentale, però, il pianeta può vedere "i nostri concittadini picchiati nelle strade, torturati", arrestati e accecati dai gas lacrimogeni". Al momento, questo è già decisivo, ossia che i despoti dei paesi arabi non possano più reprimere la gente "in tutta sicurezza, al riparo da sguardi e da censura". Inoltre, una politica nuova potrebbe "ricevere una grande eco di sostegno in seno alla popolazione oppressa e portare risultati salutari sul lungo termine". Lo scrittore afferma che solo i partiti politici musulmani, che non aderiscono alla violenza come metodo per impadronirsi del potere, sono in grado di introdurre mutamenti effettivi, ma anche che "i nostri stati attuali non cadranno mai per effetto di forze interne".
Infine, un aneddoto. Un giorno, Moustapha Safouan incontra un contadino egiziano, con una piccola radio appesa all'aratro, che trasmetteva notizie. "Quando gli chiesi che cosa ascoltava mi rispose - La voce dell'America. - E perché ascolti la voce dell'America? - Perché loro dicono la verità. - E come sai che dicono la verità? - Perché dicono il contrario di quello che si dice qui, e qui sono dei bugiardi". (Francesca Bruni)
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