Il critico americano Harold Bloom: «Ogni gerarchia estetica e intellettuale è saltata. Colpa della devastazione figlia del Sessantotto»
-------------------------------------------------- Il professore che non ama i Nobel Harold Bloom è considerato il più influente critico letterario degli Usa ed insegna all'università di Yale. Fra gli autori a lui cari spiccano Shakespeare e Dante (i due "centri" del cosiddetto Canone occidentale). È famoso anche per le sue critiche feroci ad alcuni degli ultimi Nobel per la letteratura: da Doris Lessing a Dario Fo, che definisce semplicemente ridicolo. --------------------------------------------------
Harold Bloom (New York, 1939 [1930]), autore del celebre Canone occidentale (da poco riportato in libreria da Rizzoli, pagg. 560, euro 14,5; prefazione di Andrea Cortellessa), è considerato il più grande critico letterario vivente. In questo saggio fondamentale e controverso, uscito per la prima volta nel 1994, Bloom elegge ventisei autori della letteratura occidentale iniziando da Dante per arrivare fino a Beckett passando da Shakespeare, come autore supremo, il centro del canone. Gli altri autori canonizzati da Bloom sono Chaucer, Cervantes, Montaigne, Molière, Milton, Samuel Johnson, Goethe, Wordsworth, Jane Austen, Walt Whitman, Emily Dickinson, Dickens, George Eliot, Tolstoj, Ibsen, Freud, Proust, Joyce, Virginia Woolf, Kafka, Borges, Neruda e Pessoa. Secondo Bloom, gli scrittori da lui prescelti costituiscono il cuore della nostra civiltà, le hanno donato un'anima: sono imprescindibili. Il critico cerca di ristabilire una gerarchia di valori nell'arte, andata perduta a causa di una critica ideologica che, in nome del politicamente corretto, ha ormai abbandonato ogni criterio estetico e intellettuale nella valorizzazione della letteratura. Harold Bloom ha fatto della sua vita una battaglia contro ogni forma di appiattimento culturale non esitando a entrare nel vivo del dibattito contemporaneo, pronunciandosi anche sui «ridicoli» premi Nobel (fra gli altri si è opposto ai premi assegnati a Dario Fo, Doris Lessing, Toni Morrison e Le Clézio) e sulla mediocrità della critica, inclusa quella giornalistica. Vorrei partire proprio dal concetto di una gerarchia in letteratura, un tema fondamentale de «Il Canone occidentale». Oggi la critica nega qualunque forma di eccellenza estetica in nome di valori morali e politici. La vera rivoluzione non sarebbe quella di sostenere un'idea gerarchica di letteratura? «Certo, assolutamente. Ma è una sfida persa. Non c'è speranza. Questa tendenza è stata imposta al mondo intero dalla rivoluzione del '68, un movimento più che legittimo sul piano politico per opporsi all'orribile guerra in Vietnam, ma causa della distruzione di ogni qualità accademica nel mondo occidentale. È nato un senso di colpa legato all'idea di elitarismo culturale. Ma è ridicolo, è un'ipocrisia. Il punto è questo: o si ha una mente in grado di apprendere la lettura di Dante, Shakespeare e Cervantes o non la si ha. E se non la si ha non c'è nessuno che possa rimediare». La causa di questo arretramento culturale sta anche nell'alleanza fra editori, critici, e narrativa di consumo? «Certo, il potere economico è un alleato della cultura di massa ma non c'è nulla che si possa fare al riguardo, per il semplice motivo che è impossibile anteporre qualunque battaglia in nome dell'eccellenza alla mentalità del profitto. Oggi il mondo è in crisi proprio per questo, sul piano finanziario voglio dire, mi riferisco al disastroso sistema bancario. E anche se oggi abbiamo Obama, un presidente abile, sarà dura rimediare al danno. E in ogni caso non vedo la possibilità di alcuna rinascita culturale. L'unica cosa che si può fare è scendere in campo, tracciare una linea intorno a uno spazio, costruirci intorno un recinto, tenerlo protetto dal resto, mettere degli argini, invitare le persone che hanno una mente a entrare, a correre il rischio, a tagliarsi fuori dal resto del mondo, dalla cultura dominante, e preservare quel poco che può essere preservato». Non crede più in questa battaglia? Vive nella disillusione totale? «Oggi l'eccesso di stimoli visivi che ci arrivano dai media, dalla televisione, da internet, ha distrutto o quanto meno gravemente danneggiato qualunque forma di studio e di lettura. La lettura è un'attività individuale, solitaria, e vorrei davvero sapere in quanti cercano più l'isolamento della lettura. Quanti sono oggi quelli che si rintanano a leggere Dante per esempio?». E l'istruzione? «La qualità dell'istruzione è in uno stato di declino totale. I programmi universitari corrono gravi rischi, perfino in un'università di eccellenza come Yale. I bambini oggi leggono J.K. Rowling, come sappiamo, ed è una piaga universale. I genitori dovrebbero saperlo. Fra un po' inseriranno la saga di Harry Potter nei corsi universitari e i responsabili potranno celebrare un'altra vittoria dell'impoverimento culturale. I critici del New York Times saranno contenti. Forse è semplicemente troppo tardi. Ora, però, sono molto stanco. Tutto quello che ho da dire è nei miei libri, e l'edizione italiana de Il Canone occidentale è una delle migliori. Presto uscirà il mio nuovo saggio Living Labyrinth, in cui cerco di salvare quello che si può salvare». Non lascia alcuna speranza? «Io credo sempre in questa battaglia, ma non nei risultati. Non posso che sostenere e spronare chiunque la voglia portare avanti. Ma per quanto mi riguarda, dopo gli anni passati sul campo, oggi non mi resta che stare qui a leccarmi le ferite». [...] (Maria Sole Abate)
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