Fabrizio Amadori incontra per Odissea gli intellettuali iraniani Ebrahim Nabavi autore di Iran. Gnomi e giganti. Paradossi e malintesi, edito da Spirali e sua moglie Sanam Ghiaee appena tornata dall'Iran
Dopo le elezioni degli ultimi giorni che cosa è cambiato in Iran? Nabavi. Prima delle elezioni la gente pensava che il presidente stesse sbagliando, dopo le elezioni è giunta alla certezza che lui sia un bugiardo. Prima la maggior parte dei gruppi politici governativi e non come alcuni membri del Parlamento compreso il suo Presidente rispettavano il governo: dopo neanche il Governo rispetta se stesso. Prima oppositori del governo non sapevano quanto fossero coraggiosi: adesso lo sanno. Prima la maggior parte della gente era insoddisfatta: ora considera il governo il suo primo nemico. Ad esempio: prima la polizia solo picchiava la gente: adesso la uccide. La gente protesta perché ama Mousavi o perché non sopporta Ahmadinejad senza preoccuparsi di chi sia il suo avversario? Nabavi. Ahmadinejad non è mai piaciuto alla gente; poi, quando Mousavi ha detto quello che le persone volevano sentirsi dire, egli è piaciuto assai. Mousavi infatti ha dimostrato di voler proteggere i diritti della gente. Ma chi è Mousavi? Molte persone in Occidente - in Italia per esempio il Partito Radicale e gli amici di un importante giornale, "Il Riformista" - protestano contro i brogli elettorali, certo non in favore del signor Mousavi... Nabavi. Mousavi è l'ex Primo Ministro iraniano ai tempi della guerra contro l'Iraq. Lui ai tempi di Khomeini era radicale come altri iraniani ma dopo 20 anni è diventato un riformista moderato. È una persona capace e può migliorare non solo la situazione economica ma anche l'immagine dell'Iran sulla scena internazionale. Ma Mousavi si può considerare davvero un "riformista"? Ghiaee. Mousavi è religioso ma moderno, un po' come Sarkozy: Mousavi però, secondo me, è meno di "destra" del Presidente francese. A proposito di religione, i manifestanti inneggiavano ad Allah: ma non esistono laici in Iran? Lo dico anche perché lo scontro tra posizioni ugualmente religiose può suscitare meno simpatia in ampie parti dell'opinione pubblica occidentale... Ghiaee. "Allah akbar", che alla lettera vuol dire "Dio è grande", è un grido di protesta e di rivoluzione risalente a 30 anni fa quando si lottava contro lo scià: anche oggi la gente lo ripete per via del suo significato storico. Il punto è che moltissimi lo ripetono con un bicchiere di whisky in mano! Uomini e donne, ovviamente. Secondo lei che tipo di cambiamenti vogliono i giovani in Iran? E le donne? Nabavi. I giovani iraniani vogliono la libertà, la giustizia e l'uguaglianza. Loro vogliono essere se stessi, non vogliono quello che vuole per loro il governo. Stessa cosa per le donne. Le donne cioè vogliono gli stessi diritti degli uomini e vogliono la libertà ma realizzare tali desideri non è la loro unica aspirazione. Per loro, Mousavi è degno di sostegno perché è simbolo di libertà, di giustizia ma anche di una buona condizione economica. Ma come vivono oggi le donne in Iran? Ghiaee. Le donne lavorano e studiano come gli uomini. Le leggi islamiche sono contro le donne - quando divorziano non possono avere i figli, una signora può uscire solo col permesso del marito, ecc. - ma se un uomo, un marito, è intelligente non le segue e non è d'accordo. Lo scontro tra Mousavi e Ahmadinejad era - ed è - anche uno scontro sulle donne: secondo Mousavi nessuno può dire alle donne come devono vestirsi per strada. Mousavi, non a caso, ha tre figlie che lascia libere. Una donna in Iran vive come una donna in Occidente sotto alcuni aspetti importanti. Una donna, ad esempio, può fare carriera quasi ovunque: purtroppo però non può essere giudice, né ministro o presidente. Inoltre, tornando alla famiglia, una donna può solo sposarsi. E deve giungere illibata al matrimonio. Un'accusa di mancata illibatezza è rara, troppi testimoni e troppo tempo sono necessari per dimostrare il contrario. Però è possibile accusare una donna di un reato del genere... La maggior parte della popolazione iraniana è giovane: il punto di vista dei ragazzi è rappresentato in Iran? Nabavi. Con Ahmadinejad no. I giovani vogliono la libertà e una situazione economica migliore; ovviamente, non vogliono rimanere disoccupati tutta la vita; infine, cercano quel rispetto che manca nei loro confronti con questo governo. Secondo lei, il cambiamento dell'inquilino della Casa Bianca è uno dei principali motivi per cui la protesta è esplosa adesso e non prima? Nabavi. No, l'arrivo di Obama è stato contemporaneo ai cambiamenti in Iran. Il vero motivo di queste proteste è stato il grande imbroglio elettorale. Lo hanno organizzato così male che tutti hanno capito come stanno veramente le cose. Anche perché lo hanno fatto proprio quando milioni e milioni di persone festeggiavano gli ultimi giorni di Ahmadinejad: da qui l'esplosione di rabbia. I Paesi stranieri possono aiutare? Ghiaee. Gli iraniani non hanno fiducia negli americani e negli europei. Berlusconi ad esempio poteva cancellare subito l'invito al governo iraniano a partecipare al prossimo G8, e invece ha aspettato. Gli iraniani, poi, pensano che quella attuale sia una questione tra loro e il governo, una posizione, questa, in cui colgo anche alcune tracce di nazionalismo forse eccessivo da parte dei miei connazionali. Cosa potrebbero fare concretamente i governi stranieri in favore dei manifestanti senza suscitare critiche? Nabavi-Ghiaee. Potrebbero fare molte cose. Ad esempio aiutare i manifestanti a sostenere uno sciopero: se non andassero al lavoro saprebbero che gli stranieri li aiuterebbero a sopravvivere con soldi o beni di prima necessità. Ma scioperando non rischiano di perdere il posto a favore di altri? Nabavi-Ghiaee. No, perché nessuno sosterrebbe Ahmadinejad contro i manifestanti.
(Fabrizio Amadori)
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