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Zanussi: «Il mio prossimo film? Sarà un vero omaggio alla donna»


  
 
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Zanussi a Roma. Il regista polacco che da 40 anni dirige e da trenta produce film (tra i quali tutti quelli di Krzysztof Kieslowski) ha incontrato a Roma gli alunni della Nuct, la Scuola internazionale di cinema e televisione. In progetto il regista - Leone d'oro a Venezia nel'84 con L'anno del sole quieto - ha un film dal titolo Il corpo estraneo sulla donna e sul femminismo e potrebbe dirigere, in ricordo dei suoi avi, un documentario sui friulani nel mondo. Mentre in libreria, per Spirali, da poco è stata pubblicata la sua autobiografia dal titolo Tempo di morire. Ricordi, riflessioni, aneddoti.

Zanussi come definirebbe il suo cinema?
Quello «delle persone». Mi interessa raccontare non la massa, ma l'individuo: nelle mie storie parto da tutti i condizionamenti che l'uomo ha, dalla responsabilità nelle scelte che impone a se stesso e agli altri. Nel prossimo film rifletterò sulle donne e su ciò che resta del femminismo. Credo infatti che alla donna vada riconosciuta una centralità che troppo spesso il nostro mondo maschile le ha negato.
Da uomo dell'est che effetto le fanno le celebrazioni della caduta del Muro di Berlino?
È stata una ricorrenza importante, ma è giusto ricordare che sei mesi prima tutto era partito proprio dal mio Paese. Purtroppo in Polonia non c'è stato un simbolo forte come il Muro di Berlino che cadeva, ma senza la ribellione di operai e intellettuali uniti dal movimento di Solidarnosc forse la trasformazione sarebbe stata diversa o almeno più lenta. Quel che importa è che, nonostante tutte le contraddizioni del nostro tempo, la Polonia di oggi sia un Paese libero, dove si vive meglio, dove la circolazione delle idee e della cultura è infinitamente più aperta.
Come ha scoperto la sua vocazione al cinema?
Mi sono laureato in Fisica e il mio interesse principale, agli inizi degli studi, è stata la meccanica classica. Girando filmini amatoriali ho scoperto la bellezza del cinema, di cui ero già innamorato sin da piccolo, vedendo Les enfants du Paradis di Marcel Carné. Sono entrato, poi, nell'Accademia del cinema di Lodz, dove poi si sono diplomati registi come Andrzej Wajda e Roman Polanski, e lì ho scoperto quale era la mia vera passione professionale.
Tra gli incontri che ha avuto durante la sua carriera, come ricorda quello con Karol Wojtyla?
L'ho conosciuto quando ero studente e lui era ancora vescovo. Mi ha colpito perché, a differenza di tante persone che ho incontrato, lui era totalmente concentrato nel capire la mia personalità. Quando parlava con me era come se ci fossi solo io nella stanza. E poi questo atteggiamento l'ha sempre mantenuto anche quando è stato eletto Papa. Mi diceva che per lui le persone che incontrava nei suoi viaggi e nelle sue udienze erano più importanti della puntualità al protocollo, che faceva spesso saltare. (Emanuela Genovese)

 
Relazioni
eco di stampa di Krzysztof Zanussi (Cineasta)
Tempo di morire. Ricordi, riflessioni, aneddoti (Libro)





 
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