La casa editrice Spirali ha pubblicato la biografia del regista cinematografico nato a Varsavia nel 1939
Di KRZYSZTOF ZANUSSI
La storia della mia famiglia in linea paterna è nota fin dal medioevo, perciò, in virtù dello snobismo di recente stampo, potrei piazzarmi in prossimità di coloro che vantano alti natali. Tuttavia si tratta di un'illusione. So che qualcuno dei miei avi venne cacciato da Venezia per tradimento, ma nonostante varie ricerche d'archivio non ho scoperto chi o che cosa avesse tradito. In ogni caso, venne bandito e prese residenza sulla terraferma, a Pordenone, anzi più precisamente al Castello di Aviano. Nel XIX secolo, nel periodo della costruzione delle ferrovie, uno dei miei antenati, senza uscire dai confini dell'esteso regno degli Asburgo, costruiva la ferrovia da Venezia a Vienna e poi oltre, fino a Leopoli. Su questo antenato ho scovato una storia che potrebbe tornare utile per un film. Secondo i dati conservati in Polonia, il mio trisavolo, superati i 50 anni, si ammalò di tubercolosi e tornò in Italia. Ben presto passò a miglior vita, lasciando in Polonia la vedova, un'austriaca, e due figli maschi che continuarono a lavorare alla costruzione. Si è conservata, salvata dalle distruzioni belliche, una lettera alla vedova scritta dal fratello del defunto. Però di recente ho incominciato a fare ricerche con l'aiuto della mia famiglia italiana negli archivi di Pordenone e ho scoperto che il trisavolo non morì dopo l'arrivo in Italia; al contrario, fece in tempo a sposarsi e a vivere felicemente ancora oltre dieci anni, certamente da bigamo. Per di più, era lui stesso a scrivere le lettere che giungevano in Polonia firmate dal fratello, che all'epoca era già deceduto. (...) Da qualche parte ho letto che il ceco Tomas Bata ha cambiato l'ordine del lavoro del calzolaio. Invece di fare le scarpe su misura del piede, ha inteso misurare i piedi sulla base delle scarpe pronte. Il mio presunto cugino italiano ha fatto la stessa cosa con il forno, gettando le fondamenta dell'impero delle cucine - e poi anche dei frigoriferi e dei televisori - costruito nel corso di tre generazioni. Fino a poco tempo fa, era la più grande azienda del genere in Europa. Il coproprietario dell'azienda, Guido, fratello di Lino, l'artefice dello splendore degli Zanussi tragicamente morto in un incidente aereo, ricordava i fasti degli anni cinquanta allorché poteva rallegrarsi, oltre che per la propria crescente ricchezza, anche per il fatto di fornire a milioni di famiglie europee il loro primo frigorifero. Oggi bisogna costruire frigoriferi che si rompano abbastanza presto, altrimenti verrebbe a mancare la richiesta e si dovrebbe chiudere la fabbrica, condannando le maestranze alla disoccupazione. Le azioni della Zanussi sono state acquistate dalla Electrolux svedese. E io continuo a divertirmi per gli equivoci che capitano. Mentre era in vigore la legge marziale, quando tornai dall'estero, il doganiere dell'aeroporto mi chiese perché vedesse il mio cognome durante le partite di calcio trasmesse dalla televisione. Gli risposi con fare serio che, siccome la posta era soggetta a censura e arrivava ai destinatari con ritardo, avevo deciso di mandare in questo modo i miei saluti alla famiglia. In Francia il mio cognome figura nell'elenco telefonico e a volte mi chiamano degli sconosciuti per lamentarsi di una cucina o di un frigorifero guasto. A nulla vale spiegare che non c'entro niente con l'azienda produttrice, perciò di solito chiedo ai malcapitati quanto abbiano pagato il frigorifero e quando mi dicono il costo rispondo che a questo prezzo non potevano aver acquistato nulla di buono. La Electrolux vorrà perdonarmi se indispongo la sua clientela. A tutt'oggi mantengo i contatti con i miei cugini italiani e ogni anno, sul finire dell'inverno, trascorro una settimana nella loro casa di Cortina d'Ampezzo, nelle Dolomiti. Devo questo privilegio a Paola Zanussi Mondadori che con accattivante cordialità mantiene vivi i nostri rapporti. Paola, il mio contatto con la famiglia italiana, è la vedova di Leonardo Mondadori, che ha lasciato una figlia, Martina, oggi a capo di Leonardo Editore. (...) Gli Zanussi costituiscono una specie di tribù, quasi una stirpe. Nel corpo degli anni ho raccolto molti documenti a dimostrazione che, in un passato imprecisato, le nostre radici friulane si sono intrecciate, ma nulla può essere provato con certezza. Al Castello di Aviano abita un'altra mia presunta cugina, Giulia Fabris, Zanussi da parte di mia madre, alla quale devo molto del materiale legato al mio cognome. Invidio tutti coloro che sono in grado di definire con certezza la propria genealogia attraverso i secoli, non perché io voglia godere dell'altrui fama ma perché desidero conoscere meglio me stesso. Noi ci portiamo dentro le caratteristiche dei nostri avi, nella nostra vita ripetiamo i loro errori. (...) Mi lega anche un altro particolare ai membri della famiglia Zanussi che vivono in Italia: la mia grafia è simile alla loro e le nostre firme sono particolarmente somiglianti. Non posso averle conosciute in gioventù, perché ci siamo incontrati quando ero un uomo maturo. Sono i geni a definire la nostra firma?
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