«Il Muro è caduto, l'Europa è finalmente unita, ma si possono fare ancora moltissimi passi in avanti. Io, comunque, mi sento con immenso orgoglio un cittadino europeo». Parola di Krzysztof Zanussi, uno dei principali registi polacchi e pure del vecchio Continente, grazie a pellicole come "persona non grata" e "Il sole nero". Il cineasta, gran gentiluomo, sarà l'ospite internazionale dell'edizione 2010 del Genova Film Festival: mercoledì, alle 21, al cinema Corallo sarà intervistato da Marina Fabbri, nell'ambito di "ABCinema". Il Festival, organizzato dall'associazione Daunbailò, dedica grande spazio al giovane cinema polacco, nella sezione "Oltre il confine". «Siamo un grande Paese - afferma Zanussi - Sono orgoglioso della Polonia e di come ci siamo guadagnati la libertà dal comunismo. Un valore che apprezzo ancora di più, perché ce lo avevano portato via».
Al "Genova Film Festival" verrà presentato, in anteprima, il suo nuovo lavoro, "Rivisitati", nel quale ripercorre i film precedenti. «L'idea è stata questa: far parlare tutti i protagonisti dei film che ho girato, e mettere su un confronto tra l'epoca in cui ho lavorato a ogni pellicola e l'attualità. In certi casi, emergono contrasti molto forti. Come eravamo e cosa siamo diventati, un bel tema, no?». Nel suo cinema è sempre alta l'attenzione all'aspetto sociale, come pure all'integrazione fra i vari popoli. Sarà contento dell'Europa senza frontiere. «Sono molto contento, ed è bello che la Polonia ne faccia parte. Ma capisco perfettamente l'amarezza di certi russi, come il poeta Evtushenko: la loro nazione è ancora tagliata fuori, troppo chiusa, eppure Mosca fa parte dell'Europa. Il processo di civilizzazione europeo è ancora molto lungo. Mi vengono in mente le parole di Giovanni Paolo II: l'Europa ha due polmoni, la grande sfida è metterli insieme. Mi guardo intorno e vedo la crescita di Cina e India. Noi dobbiamo rispondere come europei, per mantenere la nostra posizione». Il suo cognome è italiano (il regista è il trisnipote di un ingegnere asburgico trasferitosi dal Friuli alla Polonia per lavoro), torna spesso dalle nostre parti? «Abbastanza spesso. Sia per lavoro che per piacere. Vado a trovare i miei cugini in Friuli. Adesso, poi, sto anche presentando il mio libro, "Tempo di morire" (che in Italia è pubblicato da Spirali): anche qui ripercorro i cambiamenti dell'epoca trascorsa e di quella attuale. In Italia, poi, ho parecchi amici, tra cui Pupi Avati ed Ermanno Olmi». Conosce anche Genova? «Ci ho girato, circa vent'anni fa, una scena di un mio film poi uscito in tedesco. Ricordo la zona portuale, molto bella e suggestiva. Di Genova, poi, mi piace la storia. Penso a quanto potere aveva un tempo, insieme a Venezia». Progetti per il futuro? «Sto pensando a un film che, in parte, interesserà anche l'Italia. Uno dei protagonisti, infatti, sarà un lavoratore italiano che viene a lavorare in Polonia». Un operaio della Fiat? «No, non c'è solo la Fiat in Polonia, sono tante altre le realtà italiane dell'industria qui presenti. Nel film coinvolgerò tre nazioni: Polonia, Italia e Russia». Ha già scelto l'attore italiano? «Non ancora, ma ho diverse opzioni. Posso solo dire che non sarà famoso. Voglio dare valore alla storia, non al suo volto. Se metti nel cast un attore famoso, il pubblico lo vede sempre in rapporto al suo passato. E, spesso, si perde il senso del film. La mia prossima pellicola, invece, non è la situazione per attori famosi, con i quali comunque, ho sempre lavorato volentieri in altre circostanze». Lei è nato a Varsavia nel 1939: una data e un luogo particolari (l'inizio dell'occupazione nazista). «Infatti mi sento un sopravvissuto. Sono nato in piena guerra, eppure sono rimasto vivo. Appartengo, purtroppo, a una minoranza. Ma sono grato a chi ha combattuto per liberarci». Il vostro più grande orgoglio? «Giovanni Paolo II, perché ha saputo unire più di tutti il mio popolo». E Lech Walesa? «Un'altra persona straordinaria, che ha giocato un ruolo fondamentale per la Polonia. Di famiglia operaia, fece le prime quattro classi delle elementari, ma guardate dove è arrivato. Ha una biografia fuori dal comune». Dopo la sciagura aerea in cui è morto anche il premier Lech Kaezynski, la Polonia è alle urne. Un momento importante: il candidato Komorowski, che sfida il gemello di Kaezynski, ha affermato che ritirerà le truppe dall'Afghanistan, se verrà eletto. Che ne pensa? «Sarebbe una giusta decisione, perché la missione è costata molto alla Polonia. Ma siamo stati fedeli agli alleati della Nato, un una lotta la terrorismo che era necessario fare». La crisi economica è arrivata anche in Polonia? «Molto meno, rispetto ad altri paesi. La piccola e media impresa ha resistito. Ci siamo dimostrati un paese stabile». (Alberto Bruzzone)
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