Luigi De Marchi nell'aspetto fisico e per i suoi pensieri o riflessioni sul mondo femminile, sull'amore e sulla morte, assomigliava molto a Woody Allen. D'altronde uno dei suoi ultimi saggi si intitolava: Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio (Spirali). Il suo ultimo libro è però stato Svolta a destra? Ovvero non è conservatore chi combatte parassiti, fannulloni e sfruttatori (Curcio Editore), in cui tentava di ipotizzare una destra libertaria che doveva necessariamente divorziare da qualsiasi tentazione conservatrice. Con la sua scomparsa domenica sera a Roma la cultura e la politica italiana perdono infatti il riferimento di uno dei veri e autentici libertari del nostro secondo '900. Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, politologo e autore di numerosi saggi pubblicati in Europa e in America, è stato del resto "il" protagonista delle battaglie italiane per i diritti civili riuscendo, nel '71, con una storica sentenza della Consulta (sulla "vertenza tra il presidente del Consiglio Emilio Colombo e il professor Luigi De Marchi"), a ottenere la revoca dei divieti penali all'informazione e all'assistenza anticoncezionale. Era nato il 17 luglio 1927. Aveva da poco compiuto 83 anni. Nativo di Brescia, ha animato battaglie che hanno cambiato i costumi di vita degli italiani. Tra l'altro, aveva fondato l'Aied (associazione italiana per l'educazione demografica), guidandola per oltre un ventennio. Aveva iniziato a scrivere collaborando con L'Umanità, il quotidiano socialdemocratico, e per questo motivo venne per anni additato dai comunisti come un «socialfascista». Ma ha raccolto lungo il suo cammino anche tante soddisfazioni, tanti sinceri amici, tante persone che a lui devono molto, tanti uomini e donne che, grazie a lui, hanno potuto capire meglio il mondo in cui viviamo. Poi una cosa va detta: ha sempre pagato sulla propria pelle il coraggio delle sue idee controcorrente e non si è mai voluto piegare a facili scorciatoie di comodo, non si è mai venduto l'anima per far carriera e non ha accettato i tanti vantaggi assicurati dalla cultura dominante in cambio di una cessione in bianco della sua onestà intellettuale o morale. La sua posizione e la sua stessa psico-politica nascevano dall'incontro di tre scuole: la psico-corporea di Wilhelm Reich, la bioenergetica di Alexander Lowen e l'umanista di Carl Rogers. Sarà dagli inizi degli anni Sessanta, proprio su indicazione di De Marchi, che la casa editrice Sugar di Massimo Pini pubblicherà tutta l'opera di Reich. Raccontò lo stesso De Marchi: «Cominciò così la mia battaglia per farlo conoscere in Italia e in Europa, per spezzare la congiura del silenzio e di denigrazione ordita contro di lui dai prelati delle due chiese, quella freudiana e quella comunista, di cui egli aveva così precocemente denunciato l'involuzione dogmatica». Paradossalmente De Marchi in quel clima ravvisò un interlocutore nel solo pensatore "di destra" Julius Evola: «Trovai nei suoi scritti, in particolare nella sua Metafisica del sesso, risalente al 1958, una rivalutazione dell'erotismo come fattore di civiltà che cozzava apertamente contro ogni cultura conservatrice. E lo stesso Julius Evola recensì entusiasticamente su L'Italiano, la rivista diretta da Pino Romualdi, il mio libro Sesso e civiltà, del 1959, rilevando il fatto che la destra politica rischiava di perdere una grande occasione lasciando alla sinistra la battaglia per la liberazione dell'eros...». Invano il retrivo pensiero bigotto e parruccone tentò d'imporre la propria resistenza all'avanzata del cambiamento dei costumi, anticipati da De Marchi proprio con Sesso e civiltà, un testo dirompente, corredato anche da una prefazione del filosofo liberal-socialista e di formazione gentiliana Guido Calogero. Contestando in quel libro, in piena guerra fredda col maccartismo ancora imperante, il doppio bigottismo russo-americano, De Marchi proponeva un libertarismo d'impianto europeo. «È il tempo - concludeva - che le forze impegnate nella lotta per la libertà e la dignità dell'uomo si uniscano e muovano contro le concezioni e le convenzioni sessuofobiche, che soffocano l'intero movimento di emancipazione umana e minacciano di travolgere lo stesso messaggio cristiano di bontà e di fratellanza, di compromettere irrimediabilmente le sorti della grande avventura dell'uomo moderno: la ricerca della felicità». Da allora tutte le battaglie per i diritti e le libertà civili di quegli anni videro De Marchi impegnato in prima fila. Così, già nel '53, fu iniziatore del movimento per la regolazione delle nascite e, nel 1956, fondò il primo centro di consulenza sessuale e contraccezione. L'iniziativa finì sulle prime pagine di alcuni dei quotidiani più letti e diffusi. E Sesso e civiltà (Laterza) fu soltanto il primo tassello di una serie di opere scritte da De Marchi che gli fecero via via approfondire una visione nuova dei fenomeni individuali e di massa attraverso la cosiddetta "psicopolitica", ideata dallo stesso nostro psicosociologo negli anni '70. Nell'era del boom economico e del conformismo anni '60, De Marchi, rischiando la solitudine e l'ostilità dei colleghi, non rinunciò a esaminare le conseguenze che le dinamiche psicologiche hanno non solo sull'individuo, ma sulla società, sulla politica, sulla demografia, sulla sessualità e su ogni altro ambito della vita. (...) (Pier Paolo Segneri)
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