di VICTOR EROFEEV
Una volta Gonciarov, scrittore russo dell'Ottocento, nel suo romanzo «Oblomov», descrivendo un sogno del protagonista ragionava sul fatto che nella Russia centrale non ci sono né montagne né mari, per cui non ci potrebbero essere mai né terremoti né altri cataclismi orrendi. Solo le bontà di Dio. Ma quest'estate la Russia è entrata in disputa con Gonciarov e ha palesato la sua passione per la catastrofe facendo scatenare su noi russi un caldo per nulla russo. La natura è rimasta inebetita. Come mai è potuto succedere? Nel Paese in cui la falce e il martello sono stati sostituiti con la croce ortodossa, dove i vertici si sono convertiti ortodossi, si è sentito l'odore di cera delle candele e di incenso. Quando in un night club della città di Perm sono bruciate vive 150 persone, il clero locale vi ha visto la giusta punizione dei peccatori che gioivano nella notte. Il caso è stato insabbiato, ma il residuo sapore mistico è rimasto. Infine nel fatto che l'ultimo inverno a Mosca sia stato straordinariamente nevoso e ricordava gli inverni di una volta, con il gelo e con il sole e con le studentesse del ginnasio con le gote arrossate, si è scoperto un ritorno ai valori tradizionali. Come si spiega allora dal punto di vista ecclesiastico l'apocalisse carbonica in cui si è immersa Mosca nell'estate dell'anno 2010 dopo Cristo? Tutto brucia attorno a Mosca: le foreste e le torbiere. Si cancellano i voli aerei e le partite di calcio perché non si vede il pallone. Si è fatta la razzia di tutti i mezzi per proteggersi dal caldo e dal bruciaticcio fino all'ultimo ventilatore e alle maschere di garza. La città è presa dal panico; è pronta a entrare di moda la maschera antigas che tutti noi eravamo soliti indossare durante le lezioni di difesa civile nella scuola sovietica. Se Dio punì la Russia con la rivoluzione e con il totalitarismo a che cosa è dovuta la sua ira odierna? Possibile che anche Egli non abbia retto alla corruzione inesauribile, alla mostruosa disuguaglianza sociale, ai fondi neri e agli stipendi illegali, al cinismo e all'ipocrisia dei burocrati di ogni specie? Possibile che Egli si sia schierato contro la polizia e contro le condizioni insopportabili nelle nostre carceri? È possibile che non gli sia piaciuto l'abbinamento di una parte dell'ideologia ortodossa ai principi delle bande nere - l'organizzazione del fascismo nazionalista russo? Oppure si è indignato del fatto che a Mosca si è deciso di governare il tempo, di cacciare le nuvole per le feste per far piacere ai dirigenti? Non riesco a fare mente locale. A che cosa ci spingono i boschi in fiamme attraverso i quali precipitano i treni impazziti, che cosa urlano gli animali domestici e selvatici, gli uccelli e gli insetti stupefatti dalla calura mai vista in Russia? Abbiamo battuto tutti i recordi di una vita senza alcuna legge sociale normale e siamo andati in fumo, siamo andati in ebollizione come un motore surriscaldato. Il riscaldamento globale del clima dentro i confini di un solo Paese. Qualcuno dovrebbe pentirsi perché si attenui il caldo. Ma chi? Oppure tutti quanti? «Pogoreltsy» (vittime dell'incendio) è una parola russa terribile. L'odore di bruciato è dentro i nostri geni. In Russia è tutt'ora viva la para di fronte a un incendio. Siamo sempre stati il Paese fatto di legno, il Paese delle «izbe», delle legnaie, delle palizzate storte, dei marciapiedi di legno. La torretta dei vigili del fuoco torreggiava sempre su ogni città russa. Abbiamo sempre vissuto in attesa di un incendio. Ce lo siamo visti arrivare? Da noi il Cremlino era inizialmente di legno, persino il mausoleo di Lenin nella prima versione era di legno. E l'incendio universale moscovita durante l'invasione di Napoleone? Chi non lo considera la più felice delle manovre militari del 1812 che determinò la sconfitta degli occupanti francesi? Recentemente il sindaco di Mosca Yurij Luzhkov si è posto una domanda storica: «Chi ordinò di bruciare Mosca?». La risposta dell'estate di oggi: la decisione è arrivata dai vertici celesti. Ma se questa è la punizione allora perché si devono soffocare dal fumo i vecchi malati di cuore di cui sono pieni gli obitori? Perché devono soffrire gli scolari che adesso non possono riposare e fare delle birichinate secondo il loro uso infantile nei campeggi della regione di Mosca? Perché bruciano i villaggi innocenti già rovinati fino a no poterne più? Perché muoiono i contadini che hanno la sola colpa di vivere nella terra nordica dei raccolti non garantiti? Che ne sarà della raccolta odierna? Non è che faccia troppo male sovrapporre alle vittime della crisi finanziaria per giunta l'apocalisse carbonica? Oppure: prima estinguiamo gli incendi e solo dopo lasciamoci sopraffare dalla malinconia mentale ponendoci gli eterni interrogativi russi alla Karamazov? Nel Paese in cui gelano le pozzanghere persino in agosto, tutto è possibile, compresa l'impossibile afa. Nel nostro impero del gas e del petrolio mancano non solo le libertà, ma anche la legge divina. (Traduzione di Natasha Petrova)
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