«Non si turbi il vostro cuore» recita biblicamente la didascalia. Sta sotto l'immagine del colpo di archibugio sparato contro San Carlo in una delle più vivaci tavole che 400 anni fa, nel novembre 1610, annunciano la canonizzazione del Borromeo mettendo in scena la sua vita in vignette. Sono 53 e una parte è dedicata ai miracoli: non a caso quando sale alla gloria degli altari le cronache registrano l'interminabile affluenza in Duomo di una curiosa umanità giunta a chiedere qualche grazia: «indemoniati, erniosi, paralitici, idropici, ulcerati...» guardati con curiosità dai chierici che, nell'incisione dell'attentato come in altre, da un angolo osservano tra devozione e stupore. Come quando, nelle 17 tavole dei miracoli, il santo milanese arriva a salvare un affogato pavese nel Ticino, volando su una nuvoletta: potenza di taumaturgo chiamato «padre dei poveri». E non appaia irriverente se vengono in mente i salvataggi di un eroe della fantasia come Nembo Kid-Superman nato per risollevare gli animi durante la guerra. Anche le didascalie sotto le immagini, pubblicate dal religioso Cesare Bonino facendole incidere ad Alberto Ronchi, possono ricordare i celebri ottonari dell'altruista Bonaventura nel "Corrierino" tre secoli dopo, nel senso di uno stile di comunicazione popolare che nel tempo non è cambiato. Il San Carlo a fumetti è infatti una brillante testimonianza di come la cultura milanese va «elaborando il ricordo dell'esperienza vissuta sotto la guida del grande arcivescovo» sottolinea il curatore Danilo Zardin, che opportunamente accosta l'opera (ripubblicata da Jaca Book, l'unico originale completo è alla Raccolta Bertarelli) alle tavolette dipinte per uso domestico e agli antenati dei santini che il mercato già richiede nel '600. È la dimostrazione della popolarità del culto del santo, che ha l'espressione più alta nei grandi teleri del Duomo, una delle fonti d'ispirazione delle vignette, come il quadrone del Fiammenghino sulla processione delle reliquie del santo chiodo, per arginare il contagio della peste del 1576. Nel libro questi esordi dell'iconografia borromaica sono analizzati da Simonetta Coppa, ma interventi sul santo nell'arte sono anche nel numero 39 della rivista "Novarien". E in Per ragioni di salute, edito da Spirali, Fabiola Giancotti raccoglie testi del santo e un'antologia su di lui, da Tasso a Giovanni Paolo II. Ma su tutte le recenti uscite editoriali incuriosiscono di più le storiche vignette. Il tratto distintivo del romanzo agiografico per immagini è la coralità: umili e potenti incontrano il Borromeo in città ma anche nelle pievi, dentro una geografia lombarda che si fa spirituale. Ecco le barche sul lago Maggiore quando nasce nel 1538 ad Arona, poi Carlo studente tra i colonnati di Pavia, quindi i sacchi di monete che da arcivescovo devolve in opere pie; poi le strade di campagna, dove spesso cade: da una mula o dal carro mentre va a Torino per venerare la Sindone. Finché poco prima della morte a soli 47 anni si arrampica febbricitante e solitario al Sacro Monte di Varallo; qui nell'agonia di Cristo rispecchia, come ha scritto Testori, la sua »agonia, vissuta lungo il tragitto di ritorno, morente, dentro le mura della sua desolata, orfana città». (Roberto Cicala)
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