UN LIBRO EDITO DA SPIRALI Socrate è stato il primo dissidente dell'Occidente? A leggere la vita e soprattutto la morte del grande filosofo ateniese la risposta è chiara, eppure nessun professore di filosofia ci aveva mai posto la questione in questi termini. A farlo, riecco il "pensatore in agguato" André Glucksmann, filosofo militante sulle barricare del Magio francese del '68, capofila dei nouveaux philosophes e che, dagli anni Ottanta, interviene nelle grandi questioni di politica estera con la sua lettura delle guerre in Irak, Kosovo, Cecenia e Georgia; con l'appassionata difesa delle ragioni dei dissidenti dell'Est; con la costante denuncia dell'atteggiamento omertoso dell'Occidente verso la politica di Putin. Autore di una quantità di libri importantissimi. Da La cuoca e il mangiauomini, riflessioni su Stato, marxismo e campi di concentramento (1977) al recente Le due strade della filosofia (Spirali, pagg. 250), libro che ripropone la più rivoluzionaria delle virtù socratiche, la parresìa, cioè "il coraggio della verità in colui che parla e prende il rischio di dire", applicata all'analisi dell'attualità dell'Europa, giudicata spiritualmente povera e inerte. A tracciare queste due strade - inconciliabili - le parole in prima persona di Socrate, che decide di bere la cicuta in un estremo sberleffo ai potenti, e , come contraltare, quelle di Heidegger, osannato filosofo dal passato nazista, che muore invece da pantofolaio nel suo letto. Heidegger, ovvero l'ossessione per il potere sempre paradossalmente angosciato dal "potere dei senza potere" che affascinava Socrate, con la voce dei potenti che risulta inefficace contro la voce malsicura di chi, fuori dal coro e pacificamente, nulla lascia inalterato del mondo. Glucksmann ci propone Heidegger come una sorta di super ego che domina i "cattivi istinti" dei politici europei di destra e di sinistra, istinti a causa dei quali scelgono di non agire sul futuro del mondo, e in un totale disinteresse, per esempio, lasciano che faccia il suo corso il massacro che da 15 anni l'esercito russo perpetra ai danni dei ceceni. Glucksmann è lapidario nella sua diagnosi: "Se vi chiedete perché i leader politici siano così passivi, leggete Heidegger e troverete una risposta". Ma non lascia nemmeno l'Europa nella disperazione, perché sono stati proprio gli europei a cambiare il mondo nel XX secolo, ponendo fine a ciò che restava del fascismo a Ovest e all'impero comunista sovietico a Est. Nel '45 il destino di tutta l'Europa orientale era stato lasciato nelle mani di Stalin, ma, morto il dittatore, ecco le rivolte dei "senza potere", da quella dei muratori di Berlino est per la conquista dei diritti democratici a quella di Budapest e Varsavia, fino a quelle dei professori universitari di Praga o del movimento del sindacato polacco Solidarnosc, tutte poco capite dalle alte sfere occidentali, ma che, nondimeno, a poco a poco hanno portato la crollo del muro di Berlino. Persino i vecchi marxisti hanno capito che la rivoluzione armata è una causa persa, concludendo però, pessimisticamente, che il cambiamento non può che portare al peggio, diventando perciò i più conservatori del mondo. Invece la risorsa, la forza per cambiare lo status quo mondiale, il "granello di sabbia che inceppa il meccanismo del potere", sta nella dissidenza, nella volontà di denunciare per non vivere più nella menzogna ufficiale. In Russia, i dissidenti del Soviet supremo venivano internati e "curati a colpi di siringa" perché di fatto avevano un progetto folle: rovesciare in modo non violento un regime che sulla violenza si fondava e che aveva instaurato i gulag. [...] (Chiara Mattioni)
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