The Second Renaissance
     
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«Spirali»: i vent'anni di una casa editrice non conformista. L'altro giorno, a Roma, molti esponenti del mondo culturale hanno festeggiato questa iniziativa editoriale che ha proposto autori come Ionesco, Borges, Zinov'ev e tanti altri scrittori da sempre sgraditi al grande potere editoriale e mediatico.
La casa editrice nasce nel 1978, al culmine dell'attività di un movimento culturale che aveva organizzato durante i cinque anni precedenti congressi internazionali di grande spessore culturale. «Spirali» non rispetta alcun tipo di ortodossia e non ingabbia la propria ricerca nella rete di nessuna chiesa: «Quelle laiche - sottolinea Armando Verdiglione - sono spesso le più intolleranti. La cultura, l'arte e la scienza sono, per il laicismo, gli utensili per una egemonia». La risposta del pubblico fu impressionante, dice con una punta di orgoglio il fondatore di «Spirali»: «La gente capiva che uscivamo dai canali ordinari della comunicazione. Con la casa editrice nacque la rivista. partimmo diffondendo trentamila copie e al quinto mese di uscita arrivammo già a cinquantamila, stabilizzandoci su quella quota».

Attorno a «Spirali» si è quindi raccolta una cultura non allineata...
Non allineata e non conformista, ma non anticonformista. L'anticonformismo è infatti una componente del conformismo.

Come si può descrivere l'evoluzione del clima culturale dagli anni Settanta a oggi?
Quella degli anni Settanta è già un'epoca post-ideologica.

In che senso?
Nel senso che agiscono ricordi di ideologie che non esistono più. Il processo diventerà evidente negli anni Ottanta, un'epoca in cui arriviamo in pieno nel post-moderno. In questo decennio non c'è più soltanto il riflusso dall'ideologia, ma quello dall'arte, dalla cultura in genere. Non ci sono più le avanguardie. Negli anni Ottanta si fa solo antologia dei ricordi, con il loro corredo di rivisitazioni, passatismo, «revivalismo».

Insomma, non si produce più niente. Si combinano giocosamente pezzi di memoria.
Ricordi, ricordi senza memoria. Come negli Novanta, anni dominati dalla New Age, dalla «morte bianca». Oggi siamo nell'epoca del «cannibalismo bianco», del «razzismo bianco», del «golpe bianco»...

Ne sappiamo qualcosa noi italiani del «golpe bianco»... Ma dica, professor Verdiglione, questa morte «bianca» non è anche, per caso, una forma di intolleranza che si manifesta in forme accattivanti e caramellose?
Sotto forma di luoghi comuni, di buonismo. Per esempio la «morte bianca» è la «buona morte». Buonismo significa «dare la buona morte». Non è necessario uccidere: si può decretare la morte intellettuale di qualcuno attraverso il silenzio.

Cos'altro c'è in quest'epoca?
C'è il business della «morte bianca», un business mondiale, che è proporzionale alla distruzione della civiltà.

E cioè?
Che parallelamente alla «morte bianca» (e al suo business) ci sono l'analfabetismo di ritorno, la cancellazione dei valori, della memoria, della traccia. Rimane solo qualche ricordo.

Mi può fare qualche esempio di questa cultura dei ricordi senza memoria?
Mah, prendiamo la pittura «facile» degli anni Novanta. Nello stesso quadro vediamo un piede di un cavallo del Perù accanto alla testa di un animale indiano e magari a un frammento di un quadro di Raffaello. Così facciamo l'opera d'arte, un'arte facile facile, con pezzi di ricordi.

Come si traduce tutto questo nei comportamenti diffusi a livello di massa?
Nella prevalenza del piacere, che poi è un principio di morte, senza un progetto di vita. In assenza di una direzione esistenziale, s'afferma la spinta verso il divertimento facile e presente. Tutto, in questi dispositivi sociali, deve essere poi sincronico e visibile.

Come si possono combattere queste tendenze?
L'unico modo è analizzare l'epoca e guardare avanti.

Vale a dire?
Capire che la contrapposizione tra «positivo» e «negativo» della nostra epoca è un elemento che sta alle nostre spalle.

Vuole dire che appartiene al passato?
Voglio dire che non dobbiamo «animalizzarci», andare in «bestia», combattere contro qualcuno. Non dobbiamo combattere nemmeno contro l'epoca, ma analizzarla. In caso contrario, cadremmo in quello che Zinov'ev chiama l'«umanaio globale», cioè il mondo degli uomini che «vanno in circolo» come gli animali. Dobbiamo cioè uscire dalla logica circolare della contrapposizione «positivo-negativo», comprendendo che si tratta di un contrasto inconciliabile. Dobbiamo trovare un'apertura, una traccia, guardare avanti. Molti governanti, banchieri, poeti non hanno alcuna nozione dell'avvenire: fanno come quei capitani che si attardano a guardare la scia della nave. Occorre invece ritrovare la traccia, la memoria che si fa parola, scrittura, cultura.

Insomma, per uscire dalla «morte bianca» dobbiamo superare la logica del conflitto comunemente seguita oggi.
Esattamente. Non dobbiamo pensare di «produrre» la morte, la negatività. Per poi «mangiarla» e fare «cerchio», come nell'immagine fantastica del serpente che si morde la coda. (Aldo Di Lello)

 
Relazioni
eco di stampa di Armando Verdiglione (Scrittore, editore, imprenditore, inventore della cifrematica)





 
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