Paolo Pillitteri e Davide Mengacci raccontano e attualizzano il fotografo e cineasta
Una vita spericolata, cent'anni prima di Vasco. Luca Comerio (1878-1940), baffetto da sparviero e intuito geniale, tombeur de femmes e giramondo, è stato un grande pioniere della fotografia e soprattutto del cinema, a Milano e in Italia. Oggi lo ricorda solo una viuzza in zona Fiera, ai suoi tempi era una celebrità: diventa famoso come lucido cronista delle cannonate di Bava Beccaris, poi è fotografo ufficiale di Casa Savoia, reporter di guerra in Libia e sull'Adamello, amico di d'Annunzio e Ascari. Tanto per dirne una, nel 1911 si fa legare a un aereo ed effettua la prima ripresa cinematografica italiana in volo: il perfetto trait d'union tra Scapigliatura e Futurismo. Aspettava da parecchio una biografia e un riconoscimento. Ci hanno pensato Paolo Pillitteri e Davide Mengacci con il volume "Luca Comerio. Milanese. Fotografo, pioniere e padre del cinema italiano" (Spirali, euro 20), che sarà presentato oggi alle 18 a Palazzo Isimbardi, corso Monforte 35; con gli autori intervengono Philippe Daverio e Maurizio Rebuzzini, modera Roberto Vallini. Un lavoro a quattro mani: Pillitteri, critico e docente di storia del cinema, racconta la storia con mille dettagli e curiosità, mentre le "foto di strada" meneghine di Mengacci fanno da contraltare attuale agli scatti d'epoca di Comerio. Perché sullo sfondo c'è sempre Milano, quella trionfale dell'Expo 1906 e quella dialettale di Edoardo Ferravilla, quella insanguinata delle barricate e quella industriale delle periferie in crescita. Sorgevano a Greco gli stabilimenti della "Milano Films" fondata da Comerio, operatore, regista e cineasta ante litteram: qui ha mosso i primi passi il cinema italiano con "I promessi sposi" o "L'Inferno" dantesco. Ma il successo è capriccioso: emarginato dall'evolversi delle tecnologie e del mercato, Comerio finirà i suoi giorni nel manicomio di Mombello. (Chiara Vanzetto).
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