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Parte il Congresso comunista cinese. Harry Wu: «Non mi aspetto niente, scelgono solo il nuovo imperatore»


  
 
Notazioni

«Che cosa mi aspetto dal Congresso del Partito comunista cinese? Niente. Si sono mai viste riforme politiche? No. Il leader viene scelto dalla gente? No. Verrà solo nominato il nuovo imperatore del paese ma scordiamoci le riforme». Non si fa illusioni Harry Wu (nella foto del 1995, nelle mani delle guardie comuniste) sul risultato del 18mo Congresso del Partito comunista cinese, che si apre oggi e che durerà una settimana per nominare il nuovo segretario del Partito comunista, il nuovo presidente e premier della Cina, i sette componenti del Comitato centrale del Politburo, il vero organo decisionale del paese, e diversi nuovi membri del Politburo. È l'avvenimento più in Cina da dieci anni a questa parte perché verrà scelta la quinta generazione di leader comunisti del paese dai tempi di Mao. Il Congresso si apre dopo che in Cina si sono susseguiti lotte di potere e scandali: dall'epurazione dal Partito del "piccolo Mao" Bo Xilai all'indiscrezione sul conto in banca dell'attuale premier Wen Jiabao. Il grande dissidente cinese Harry Wu, l'uomo che ha trascorso 19 anni nei laogai, i lager comunisti cinesi istituiti da Mao Zedong per "riformare attraverso il lavoro" i nemici della Rivoluzione, l'uomo che una volta scappato degli Stati Uniti ha fatto conoscere al mondo la realtà dei laogai, così come grazie ad Aleksandr Solzenicyn la parola "gulag" è diventata di uso comune a livello internazionale, ha rilasciato un'intervista a tempi.it sul cambio della guardia nel gotha del Partito comunista.

Harry Wu, con il 18mo Congresso Hu Jintao cessa di essere segretario del Partito comunista e presidente dopo 10 anni. Prenderà il suo posto Xi Jinping, Li Keqiang sarà premier. Come valuta l'operato di Hu?
Ju Jintao è stato il successore di Deng Xiaoping, che molto stranamente ha nominato due successori: il primo è stato Jiang Zemin e il secondo appunto Hu Jintao. Ricordiamo che entrambi sono membri del Partito comunista e non sono eletti dal popolo né da membri del Partito. Quello comunista è un impero e loro sono gli imperatori per successione di Deng. Come valutare il suo operato? Il loro unico obiettivo è quello di mantenere il potere del Partito dominante. Non dimentichiamo mai che la Cina è una dittatura, un regime, non è un paese democratico.

Quando è stato nominato Hu Jintao aveva un motto: «Creare una società armoniosa». C'è riuscito?
No, da bravo membro del Partito fin da quando era giovane non ha fatto altro che cercare di mantenere il potere del Partito tale e quale era prima. Punto. Non ha mai fatto niente per il popolo cinese perché il comunismo, come sappiamo dall'Urss, non pensa mai al popolo.

Uno dei temi più importanti che i membri del Partito dovranno affrontare è quello economico: non solo l'economia cinese rallenta ma c'è un divario enorme tra ricchi e poveri. Che cosa non ha funzionato?
Nel 1976 il primo leader comunista cinese, l'imperatore Mao Zedong, è morto e da quel momento il Partito si è trovato davanti a una scelta: che cosa fare? Smettere con il comunismo o andare avanti? Si è consumata una lotta intestina ad alti livelli e alla fine Deng Xiaoping ha riguadagnato il potere. Lui che cosa ha fatto? Ha preso la via di mezzo: politicamente e socialmente mantenne al potere i comunisti ma economicamente aprì le porte al capitalismo. Ecco perché dopo 30 anni si può vedere una Cina sotto il regime comunista ma con una economia capitalista. Deng non era sicuro sul da farsi: prima lui era stato un partner di Mao, aveva ucciso persone per Mao e aveva appoggiato la sua politica, però non amava il Grande timoniere perché Mao aveva cercato di ucciderlo per ben due volte, perseguitandolo. Per questo era tentato dal criticare Mao e farlo cadere ma sapeva che così sarebbe caduto anche lui. [...]

 
Relazioni
eco di stampa di Harry Wu (Professore universitario e attivista per i diritti umani)





 
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