L'autonomia dell'agire politico dalla morale. Il rapporto tra conservazione e innovazione. Il rovesciamento dei valori etici applicati all'oggetto politico. L'interpretazione della scienza politica come scienza empirica, non ispirata all'utopia del dover essere, ma basata sui fatti, complessivi e imprevedibili, ma comunque osservabili. Questo è il "Principe", profeta armato che realizza il controllo razionale del progetto e della prassi politica di contro alla casualità. Questo è Machiavelli. O almeno questo è il Machiavelli che tutti, o quasi, conoscono, al quale Armando Verdiglione ha dedicato il suo ultimo libro "Niccolò Machiavelli". Una ricerca che mostra un Machiavelli assolutamente sconosciuto e nuovo, un "Principe" diverso da quello che ci è stata da sempre proposto. Verdiglione, forse per la prima volta, affronta la figura del "Principe" non come metafora ("il fine giustifica i mezzi") ma come razionale descrittore della realtà politica del momento. Il libro è stato presentato nei giorni scorsi a Roma con la partecipazione di intellettuali, scrittori e giornalisti. I primi due interventi, quello di Vittorio Mathieu e Antimo Negri, hanno avuto carattere più tecnico, affrontando la figura del Machiavelli dal punto di vista storico-filosofico. In particolare Negri ha voluto sottolineare i punti di contatto tra Tito Livio e Machiavelli e il parallelismo di questi ultimi con Tucidite e Hobbes. Intervenendo a sua volta Pia Luisa Bianco ha tentato di cogliere i punti di contatto tra Machiavelli e la realtà attuale, definendo il Principe "espressione della politica moderna". L'ex direttrice de "L'indipendente" ha spiegato che "esistono due diversi modi di far politica". Un primo filone che separa l'etica dall'oggetto politico. Un altro che non distingue tra morale e politica. "I grandi partiti - ha concluso la Bianco - si alternano su questo dualismo". In un'ottica diversa, Arturo Diaconale, direttore del "L'opinione", ha posto l'accento sulle difficoltà attinenti alla recezione di un autore tanto complesso come Verdiglione. La lettura del libro, ha spiegato, richiede uno sforzo intellettuale e culturale da non sottovalutare, dovuto peraltro alla profondità della ricerca. "Ma è proprio questa difficoltà - ha detto Diaconale - che sottolinea la validità del testo, essendo dovuta alle numerose citazioni, ai richiami colti e ai molti parallelismi, che ne costituiscono un arricchimento reale". Armando Verdiglione priva il Principe di quelli stereotipi che lo hanno reso famoso. Il pragmatismo di Machiavelli, il fine giustifica i mezzi, e la sua netta distinzione tra scienza della politica e agire morale sono letti in modo diametralmente opposto. "Nel testo di Machiavelli nessun realismo politico, perché, anzitutto, nessuna ontologia della politica; nessuna politica reale, né quale essa è né quale dovrebbe essere; nessuna psicopatologia della politica sostenuta ora dal cinismo ora dallo scientismo; nessuna ragione semiologica, che significhi dando ragione della fine; nessun partito-principe che incarni il segreto di stato. Il realismo politico - si legge nel libro di Verdiglione - diventa razionalismo puro e bianco. Senza Altro".
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