The Second Renaissance
     
  Rassegna stampa Ricerca
 
  Utente     Password       Non ricordi la password? Clicca qui.    
     
  Informazione
  Approfondimento
  Stampa
     
Navigazione verticale
Assi del Business
$
     
  Museo
  Ospitalità
  Edizioni Spirali
  Arte
  Attività
  Acquista online
     
Pagine visitate
 Marek Halter: “Le...


Informazione
Marek Halter: “Le vittime di Charlie Hébdo? Dei Giusti della libertà di espressione”


  
 
Notazioni

Sono parole forti quelle che lo scrittore francese Marek Halter, fondatore di “SOS racisme” e sostenitore nel 2012 dell’appello per istituire la Giornata Europea dei Giusti, ha rilasciato al sito Gariwo, all’indomani del tragico attacco alla redazione di Charlie Hébdo, in cui sono morte 12 persone.

In un’intervista al sito dell’organizzazione presieduta da Gabriele Nissim, lo scrittore descrive il clima molto difficile in Francia all’indomani dell’attentato. “C’è una profonda insicurezza. Siamo sprofondati nella paura e questa è la strategia dei jihadisti, una strategia nella quale sono cambiate molte cose. Questi non sono i terroristi di Bin Laden, che erano un po’ come “Lotta continua”, all’antica per così dire. Questo è un nuovo tipo di terrorismo, questi sono degli ideologi che sanno quello che fanno. Sono gente molto preparata, che vuole provocare una psicosi anti-musulmana per causare una reazione dei musulmani, che sono il 10 per cento della nostra popolazione.

A partire da questo momento, milioni di musulmani si sentiranno sospettati e saranno più facili da mobilitare e reclutare per la jihad. Questa è gente agguerrita, che non ha paura di morire, perché pensa che morendo in nome di Dio si viene assolti”.

Non è però uno scontro di civiltà, perché “apparteniamo a un’unica civiltà. Si tratta piuttosto di un problema di religioni. Noi viviamo in un secolo particolare dove non ci sono più ideologie. Nessuno crede più al comunismo, al socialismo, al fascismo... tutto ciò è finito. Oggi il solo valore sicuro è Dio, che ha più nomi: Dio, Allah, il Signore, Adonai, Buddha... Se le persone arrivano a opporsi a una di queste denominazioni, è la guerra di religione”.

Dei musulmani, poi, i cui imam si sono espressi in Francia contro l’attentato, dice: “Bisogna esprimere con forza che i musulmani sono nostri fratelli, non nostri nemici. E bisogna che i musulmani a loro volta manifestino e reagiscano con noi. Bisogna incoraggiarli. In questo momento il ruolo dei media è estremamente importante. Bisogna dare loro la parola. Bisogna che i fascisti, in Francia come in Italia, i razzisti, comprendano che una guerra civile sarebbe anche la loro morte”. Parole, queste, non molto lontane da quelle scritte da Gabriele Nissim in un altro editoriale.

E infine, il triste ricordo addolorato di alcune delle vittime. “Erano miei amici da più di 50 anni. Erano una parte importante della storia di Francia. Con Cabu avevamo lottato insieme contro il ruolo dell’Unione Sovietica nel Medio Oriente. Io ho davanti a me una vignetta, una caricatura che hanno fatto della mia persona 30 anni fa. Giusti della libertà d’espressione. Si sono battuti per la giustizia, ma non con le armi, bensì con la matita”.

Shady Hamadi: “Ricordiamo il poliziotto Ahmed”

Fra i numerosi articoli pubblicati su Gariwo, che ha subito dato un’ottima copertura mediatica sul tragico fatto, vi è anche quello molto appassionato dello scrittore siriano Shady Hamadi, che parla della sempre più diffusa e non giustificata “paura verso l’arabo” nelle società occidentali, invitando a ricordare invece come una delle vittime dell’attacco di Parigi fosse proprio un musulmano, il poliziotto Ahmed Merabet. “Merabet potrebbe essere il simbolo di quello che tento di dirvi. Sono i musulmani, nella loro collettività, a venire costantemente identificati con quella minoranza di fanatici che semina morte. Sono sempre i musulmani a morire a migliaia, uccisi dalle bombe di dittatori laici e fondamentalisti”.

L’intervento di Haidar, poeta libanese
Infine, una bella riflessione del poeta e scrittore libanese Hafez Haidar, che in un articolo intitolato “Il fondamentalismo è un castello”, invita i “capi arabi più che mai di reagire contro queste orde barbariche per mettere fine a un gruppo di assassini assetati di fama, successo e notorietà”. E che lascia a una splendida poesia il compito di trasmettere il proprio dolore:

Il fondamentalismo è un castello
Edificato da uomini sanguinari
Sugli scheletri degli innocenti.
Il fanatismo è una finestra aperta da un popolo
Malato
Verso la distruzione, il degrado, l’inciviltà
E l’eterno pianto.

 
Relazioni
eco di stampa di Marek Halter ( )





 
All rights reserved © 2017 - ASSOCIAZIONE AMICI DI SPIRALI