Il suo momento di maggiore notorietà internazionale fu nel dicembre 1976, quando a Zurigo venne organizzato un clamoroso scambio di prigionieri politici. Vladimir Bukovsky, dissidente russo morto domenica 27 ottobre per un arresto cardiaco nella sua casa di Cambridge (in Gran Bretagna), venne messo in libertà dalle autorità sovietiche, alle quali come corrispettivo il regime militare di Augusto Pinochet consegnò il segretario del Partito comunista cileno Luis Corvalán, imprigionato dopo il golpe dell’11 settembre 1973. Nato in Unione sovietica, il 30 dicembre 1942, nella repubblica autonoma della Baschiria (dove la sua famiglia era stata evacuata per via dell’invasione nazista), sin da ragazzo Bukovsky si era mostrato insofferente verso il regime comunista, che manteneva i suoi tratti oppressivi anche dopo la destalinizzazione. Espulso da scuola nel 1959 per aver diretto una rivistina non ortodossa, nel 1963 Bukovsky era stato arrestato per la prima volta (aveva organizzato a Mosca incontri con letture di poesia non autorizzate) e rinchiuso in un ospedale psichiatrico: nella logica totalitaria del sistema sovietico il comportamento anticonformista era assimilato alla malattia mentale. Dimesso dal manicomio nel 1964, Bukovsky aveva proseguito coraggiosamente la sua lotta contro il regime. Nel 1972 era uscito anche in Italia un dossier da lui curato e fatto pervenire in Occidente l’anno prima, dal titolo Una nuova malattia mentale in Urss: l’opposizione (Etas Kompass), nel quale denunciava gli abusi della psichiatria sovietica contro i dissidenti. Per questa ragione era stato arrestato e condannato a 7 anni di carcere più 5 di confino. Aveva riacquistato la libertà attraverso lo scambio con Corvalán e poi aveva vissuto per il resto della sua vita in Inghilterra. Uomo di grande talento anche letterario, Bukovsky aveva raccontato la sua lotta per la libertà nel libro di memorie Il vento va e poi ritorna (Feltrinelli, 1978) e aveva proseguito la sua battaglia contro il comunismo, accusando spesso l’Occidente di eccessiva indulgenza verso Mosca. Non aveva mai creduto alle riforme di Gorbaciov e solo nel 1991 aveva nuovamente visitato la Russia. Molto critico anche verso Vladimir Putin, Bukovsky si era alleato con gli ambienti dell’opposizione liberale al potere del Cremlino. E aveva cercato di presentarsi alle elezioni presidenziali russe del 2008 (poi vinte da Dmitrij Medvedev, uomo di Putin), ma la sua candidatura era stata respinta con pretesti formali dovuti anche al fatto che nel frattempo aveva acquisito la cittadinanza del Regno Unito. Anticomunista convinto, sostenitore della necessità di un processo simile a quello di Norimberga per i delitti compiuti dal regime sovietico, Bukovsky era ostile anche all’Unione Europea, di cui aveva biasimato l’involuzione burocratica nel libro, scritto con Pavel Stroilov, Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Spirali, 2007).
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