Livio Caputo (1933-2021), nato a Vienna da padre piemontese e madre triestina, si è laureato in Giurisprudenza con una tesi di Diritto internazionale presso l'Università di Torino. Ha cominciato l'attività di giornalista prima ancora di completare gli studi e ha trascorso molti anni all'estero: a Bonn come corrispondente del "Corriere dell'Informazione" e di "Gente", a Londra per il "Resto del Carlino", "La Nazione" ed "Epoca", a New York come capo dell'ufficio dei periodici Mondadori. Rientrato in Italia nel 1970, è stato prima, capo dei servizi speciali e poi direttore di "Epoca" (1970-76), inviato ed editorialista del "Giornale" e di "Telemontecarlo" (1976-78) e poi, per sei anni direttore della "Notte", dove ha scritto un editoriale ogni mattina. Lasciato il quotidiano del pomeriggio dopo la sua cessione al gruppo Rusconi, è stato dal 1986 al 1992 capo dei servizi esteri del "Corriere della Sera", dove ha vinto il premio Hemingway per la gestione dei servizi sulla guerra del Golfo. Dal maggio 1992 tornò al "Giornale" come vicedirettore, per poi divenirne, dal 17 maggio 2021, direttore ad interim in seguito alle dimissioni di Alessandro Sallusti. Ha intervistato, nella sua carriera, molti leader mondiali, dal presidente Johnson al cancelliere Brandt, dal presidente francese Pompidou al premier israeliano Rabin. Livio Caputo ha scritto tre libri di politica italiana: Un anno in trincea, (1980), Cittadino, pover'uomo (1982), Con rabbia e con amore (1984).
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