In quarant'anni di giornalismo, Lucio Lami ha lavorato per quasi tutti i grandi editori del dopoguerra: Gianni Mazzocchi, Edilio Rusconi, Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli. Incomincia come apprendista al quotidiano "La Notte", poi è redattore a "Gente", caporedattore a "Epoca", direttore di settimanali. Nel 1974, entra nella redazione di Indro Montanelli quando questi fonda "Il Giornale" e, inviato speciale, viaggia per vent'anni in tutto il mondo. È corrispondente di guerra e collaboratore della Terza Pagina. Per anni si è occupato dei rapporti fra politica e cultura: ha fondato e diretto la rivista "Commentari", chiamando a collaborare grandi firme internazionali, da Popper a J.-F. Revel. Ha diretto il quotidiano "L'Indipendente" e una nuova serie dell'"Uomo qualunque". Ha vinto il Premio Max David (1980) e il Premio Hemingway (1986), riservati agli inviati speciali. Con il volume Il grido delle formiche, sul dissenso sovietico, ha vinto il Premio Estense (1981). Tra i suoi saggi, La scuola del plagio; Dai confini dell'Impero; Morire per Kabul; Giorni di guerra; Giornalismo all'italiana. Tra i libri di storia, Isbuscenskij, l'ultima carica; La Signora di Verrua; Garibaldi e Anita corsari. Ha pubblicato anche un romanzo, La donna dell'orso. I suoi libri sono tradotti in Francia, Spagna e America Latina.
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