Da dodici anni giornalista, per la cultura internazionale, dell'“AsahiShimbun”, ho l'occasione di venire di frequente in Europa e, in special modo, in Italia. Da otto anni, preparo anche film e documentari per la televisione Fuji. Da sette, seguo per il giornale quello che ora, per il film, si chiama L'affaire Italia. Io passo a Raffaello Tornatore, regista, i materiali, il racconto, gl'incontri, le storie, le conversazioni, gli aneddoti, lui farà presto, negli studi della Fuji, a Roma, la sceneggiatura e il montaggio. I personaggi, gli attori, gli esponenti di quest'affaire rimangono qui con il loro nome e nella realtà effettuale, come la chiama Machiavelli. Perché cambiare i riferimenti, i dettagli, le affermazioni che ciascuno fa in questo altro tempo in cui si trova? Capisco che questo racconto in Europa può sembrare una finzione letteraria. I giapponesi riconosceranno che si tratta di un film pienamente aderente alle cose, nemmeno una virgola mutata. (Nada Inoue Tsutsumi)
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