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Della cultura moderna
Libro
pp. 159
11,88 €
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Saggio di Pleynet Marcelin.
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Non è mia intenzione stabilire un panorama letterario della modernità ma seguire, attraverso la penetrazione e la non penetrazione dei concetti freudiani nella letteratura e nell'arte, la posta in gioco delle contraddizioni che determinano l'avventura culturale del Novecento. Gli esempi scelti, giacché di esempi si tratta e cioè di opere ciascuna a suo modo esemplare, vertono di volta in volta sulla fissazione traumatica che determina il genio poetico di Pound e le sue suggestioni politiche; sull'anamnesi filosofica così com'è presupposta dalla libera disposizione delle Leggi nella costituzione di una lingua singolare (il romanzo Lois di Sollers); sulla funzione di quell'"eccesso" di cui Flaubert deplorava che Baudelaire si fosse creduto in dovere di biasimarlo, e che si espone qui nella regia dei Cenci di Antonin Artaud come teatralità analitica; infine sui malintesi cui la nozione di "libera associazione" ha dato luogo attraverso le interpretazioni che ne ha dato André Bréton (Il surrealismo e la pittura) e sulle conseguenze di questi malintesi sull'arte moderna, sulla sua critica e la sua storia (Della cultura moderna). Porsi nella prospettiva che impongono le opere d'arte moderne implica così ciascuna volta, nella decostruzione del sistema della Storia da cui tentano di svincolarsi, l'esperienza dei punti di fissazione culturali e degli agenti attivi di queste fissazioni. Se ripresa e proseguita un'impresa come quella di cui questo libro segnala il percorso analitico dovrebbe consentire di affrontare e pensare che cosa – come sapere e come non volerne sapere – lavora l'insieme delle manifestazioni letterarie e artistiche della modernità e quindi tende a fare cultura; altrettanto dovrebbe consentire di distinguere questa cultura dalle "reazioni" e dalle regressioni con cui viene troppo spesso confusa.
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