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Le nude cose. Lettere dallo "speciale"
Libro
pp. 208
10,33 €
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Raccolta di lettere di Piero Del Giudice pubblicata da Spirali nella collana "l'alingua"
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È dal profondo che le notizie nascono, ma esse, sul piano piano dell'osservatore, non compaiono che improvvise. Tu mi hai aiutato a non disperare del possibile e del profondo, visto che tu, privato di ogni orizzonte fisico, continuavi a non disperare. E certo se non si guarda nel profondo, non si ha direzione. Ma è anche vero che il mondo del potere (ed anche l'informazione, anche l'editoria, anche la cultura sono potere) non vuole vedere il profondo, non vuole che sia visto.
(Gianni Baget-Bozzo)
Del Giudice ha riproposto la questione del carcere (una questione che si tende a rimuovere dai pensieri e dai nostri sentimenti) evitando di ricorrere a drammatiche quanto realistiche descrizioni delle sofferenze psicofìsiche che il carcere speciale inferisce in quanto luogo di statalizzazione del dolore e del non senso... La strada che ha scelto Del Giudice è quella dell'evasione dal carcere, un'evasione culturale, s'intende, e quindi anche politica.
(Paolo Calcagno)
Quel che delle tue lettere mi pare prezioso non è il riverbero della sofferenza materiale e morale. Tu ne parli quasi sempre indirettamente e discretamente. Il mondo di oggi, d'altronde, non ha pupille abbastanza forti per fìssarlo. Non è neppure l'indignazione per il corso delle cose, sebbene quella non sia, invece, spenta e si abbia ancora voce per dirla; ma impotente e quasi inutile. No, quel che è più prezioso è la domanda storica che, certo al di là delle intenzioni, esse pongono.
(Franco Fortini)
Siamo talmente in balìa di necessità e tensioni, talmente coatti a incanalarci sulla scia di modelli predisposti, che una voce come questa, misurante a corpo intero sé e gli altri, può davvero portare ragioni irrazionali, le mescolanze nuove di cui abbiamo bisogno: contro la ressa delle frasi inutili, la masnada dei comperati, l'oceano della "tranquillità".
(Giancarlo Majorino)
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