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L'ideologia francese
Libro
pp. 281
12,91 €
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Saggio di Bernard-Henri Lévy.
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Che cosa sappiamo della Francia? Che cosa ci è stato raccontato dalle alte sfere dentro cui si tessono le sue gloriose canzoni di gesta? Che cosa è stato detto a me, nato tardi in questo secolo, all'indomani degli eccidi in cui la Francia rischiò di essere spazzata via? Mi è stato detto che da quei massacri, da quelle inaudite tempeste è uscita innocente e senza macchia. Mi è stato pazientemente insegnato che noi francesi fummo concepiti immacolati e miracolosamente immuni dai grandi deliri di barbarie che insanguinarono quell'epoca. Ci è stato offerto, in un clima di esultanza e di favole incantatrici, il paese dell'opulenza che avrebbe sparso nel mondo l'incenso della "Felicità", della "Libertà", dei "Diritti dell'Uomo". Il fascismo? Berlino. Lo stalinismo? Mosca. La tortura, il razzismo? Altrove, sempre altrove. Perché qui, ci veniva detto, siamo tutti figli dei Lumi, siamo il prodotto di una storia favolosa, siamo un popolo di comunardi, di dreyfusardi, di partigiani, lusinghieri araldi nel campo dell'onore. L’"ideologia francese" è come una massa, un blocco, quasi un'orrenda banchisa di testi che avanzano e vanno alla deriva ormai da un secolo alla superficie della nostra cultura. Una piaga purulenta di parole che spesso hanno assunto il peso delle cose e con il sigillo dei più degni pensatori francesi sono incessantemente stillate sulle nostre terre e ci hanno avvelenato la mente. Un ventre fecondo, abominevolmente fertile benché ostinatamente ignorato, in cui sono stati partoriti alcuni dei più cupi deliri dei nostri tempi dall'affare Dreyfus a Vichy e da Vichy a oggi. Questo parto che ho ricostruito nel concetto e nelle figure io chiamo fascismo dai colori di Francia.
(Bernard-Henri Lévy)
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