Sulla collina che domina Spoleto, la cittadina sede del Festival dei Due Mondi, l'autore incontra le streghe del Macbeth di Shakespeare. Nel fatale pentolone delle streghe ribolle tutto il teatro del secolo e in particolare degli ultimi quarant'anni, caratterizzato dall'apparente tramonto del grande attore, dall'avvento della regìa critica, dall'ideologia del teatro popolare opposto alla scena borghese, dalla legittimazione del teatro pubblico, dagli assalti dell'avanguardia. Anche se i protagonisti di questo non stop sulle meraviglie e sugli orrori del teatro contemporaneo portano la maschera, dal timbro e dagli atteggiamenti l'identificazione è facile: ecco Eco e Strehler, ecco Gassman e Albertazzi, Eduardo e Lavia, la Proclemer e la Aldini, Fo e De Bosio, Bene e Ronconi, Cobelli e Missiroli e tanti altri.
Essendo Il sabba di Spoleto la ricostruzione, liberamente fantastica, di un ipotetico, umorale dibattito sulla Scena italiana contemporanea, le citazioni attribuite a personaggi e personalità del mondo teatrale debbono essere intese ovviamente non nei loro significati letterali, ma come espressioni di opinioni e di idee, liberamente interpretate, di cui essi hanno pubblica testimonianza.
Ora in cerchio la ridda menate, come fanno i folletti e le fate. E cantando l'arcana canzone sia stregato il fatal calderone".
Poi tocca a loro parlare. Prima strega: Tre volte il gatto tigrato ha miagolato. Seconda strega: Tre volte e un'altra il porcospino ha grufolato. Terza strega: È l'ora, ha gridato l'arpia. È l'ora!. Seconda strega: Mi prude il pollice, segno certo che sta arrivando qualcuno. Macbeth, atto quarto, scena prima. A questo punto, per fedeltà al testo, come Macbeth che varca la soglia vietata dovrei chiedere: Scure, segrete e notturne potenze, a quale opera attendete?. Domanda superflua, tuttavia. O non sono streghe da teatro? Perché temerle? Che cosa dovrebbe mai bollire nel loro calderone, se non il teatro stesso?".
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