Padre Roberto Busa, nella sua presentazione, chiama queste briciole “fiorellini sbucati da una muraglia”.
La muraglia di cui parla non sono mura antiche, ma impianti di strade di cultura proiettate verso il futuro. Da cinquant’anni, infatti, la stampa internazionale riconosce a padre Busa la funzione di pioniere nell’uso del computer per elaborazioni automatiche di testi, chiamata anche informatica linguistica o “computational linguistics” o “computer and humanities”.
La vita e l’opera di padre Busa segnano quindi un momento di alcuni trend, ossia di direzioni attualmente in corso nella evoluzione delle attività di diffusione del sapere.
Esse sono anzitutto un riavvicinamento tra scienze della natura e scienze esatte da una parte, e scienze umane dall’altra: infatti, quando con il libro di Norbert Wiener nel 1948 nacque la cibernetica, i computer per alcuni anni erano stati giornalisticamente presentati come rivali e soppiantatori del pensiero.
Inoltre, da almeno un secolo e mezzo in Italia le due culture, ecclesiastica e civile, si comportavano come reparti stagni, per storiche allergie e frizioni tra anticlericali e clericali. Ma è già da qualche anno, o forse decenni, che se ne profila una osmosi reciproca e fruttifera.
(S.E.R. Mons. Giuseppe Pittau S.J.)
|