[...] lo psicanalista può diventare imbecille? Lo psicanalista può diventare idiota? Lo psicanalista può diventare stupido? Lo psicanalista può diventare alcolista? Lo psicanalista può abbattersi, può rassegnarsi, può lasciarsi andare? Ecco, sono tutte domande mal poste. Perché stiamo dicendo una serie di ossimori. Se si lascia andare, non è psicanalista e, quindi, la questione non si pone. Se si abbatte, non è psicanalista; se si rassegna, non è psicanalista; se abdica, non è psicanalista. Ma lo psicanalista non è uno statuto sociale! Non c'è scampo per lo psicanalista come tale, perché non c'è psicanalisi come tale. Psicanalista, perché no - abbiamo indicato nel Giardino dell'automa lo psicanalista accanto al termine cifrante. E non è la stessa cosa. Ho parlato d'intervento dello psicanalista. Quando diciamo che lo psicanalista occupa la posizione di sembiante, diciamo lo psicanalista come maschera. Posizione impossibile. La psicanalisi, come esperienza originaria della parola, non può tenersi senza la tripartizione dell'esperienza stessa e senza la mia conferenza al sabato pomeriggio alle quattro (che si tiene dal 73), senza l'assemblea, l'equipe clinica, i seminari, insomma, senza questo ingresso nel ritmo, nella storia e nella geografia, in cui la psicanalisi esiste. Esiste altrove la psicanalisi? No! Quella che viene chiamata psicanalisi non è psicanalisi – nessun interesse per la psicoterapia. Nella psicoterapia, è possibile che lo psicoterapeuta sia depresso? Ma se fa psicoterapia è già depresso! Lo psicoterapeuta è depresso per definizione. È un depresso che accetta il suo stato e che trova un compromesso sociale, cioè erotico, politico, ideologico con la persona che si ritrova come paziente. Consideriamo gli psichiatri che prendono gli psicofarmaci, gli psichiatri che si suicidano. Questo è all'ordine del giorno, della notte, del mattino, della sera. Ci sono psichiatri che sono molto favorevoli agli psicofarmaci e loro stessi prendono psicofarmaci.
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