"A noi non basta fare rientrare la democrazia nella risposta alla domanda: che cos'è? Il nostro sforzo intellettuale è sottrarre la democrazia all'ontologia, ai rapporti di forza, ai gruppi di pressione, all'oligarchia, alla città tanatologica, e quindi a un destino già segnato. Tutto sembra scontato: tutti sono d'accordo, tutti sono democratici. Chi non lo è? Quale dittatore non si professa democratico? Quale repubblica non è chiamata democratica? Ma è un'idealità, un concetto, un modello, anziché un'ipotesi, un dispositivo e un processo intellettuale. La questione rimane quella della città. Qual è il dispositivo di governo della città? In quale modo l'arte e la cultura, l'arte e l'invenzione sono costitutive della città — della città moderna, della città planetaria, della città dell'avvenire? Da circa trentasei anni — oggi qui, in altro periodo a New York, Parigi, Londra, Tokio, Gerusalemme — invitiamo scrittori, intellettuali, politici, imprenditori, artisti, poeti, filosofi, ciascuna volta con un tema differente intorno alla questione della civiltà. Anche questo è un dispositivo di città, un dispositivo intellettuale. Importano le testimonianze, gli aneddoti, le proposte e le questioni che ciascuna volta, dopo tre o quattro giorni, restano aperte. Occorre che la questione resti aperta, che non si chiuda mai. Viviamo per questo". (Armando Verdiglione)
La democrazia è un'idealità o una conquista? Al di là delle discussioni della politica istituzionale, ferma all'ideale di democrazia, sono le testimonianze e le voci di uomini e donne di diversi paesi, impegnati sul fronte dei diritti civili e della libertà, a indicare la via per la pace nel pianeta
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