L'autore presenta molti casi di falsificazione storica creati dalla fotografia e dalle trasposizioni cinematografiche dei fatti. "L'ho visto in una foto", "L'ha detto la Tv": frasi correnti basate sull'illusione che la fotografia ritragga il vero e usate perfino come prova o convalida della realtà. Spesso la fotografia è una messa in scena o una messa in posa (l'espugnazione di Porta Pia nel 1870) o addirittura una finta istantanea (i fotogrammi con gli attori nei ruoli di Lenin e dei membri del Comitato centrale del Pcus nel film Ottobre sono fatti passare per quelli veri, lo stesso accadrà con le scene della scalinata de La corazzata Potëmkin). Con Lenin prima e Stalin poi, la finzione cinematografica prende il posto della verità. Altrettanto con Mussolini, vera e unica star del regime, che capì l'importanza del cinema come mezzo di propaganda, e realizzò Cinecittà, l'Istituto Luce, il Centro Sperimentale di Cinematografia. A Praga, nel 1968, i tank di Brežnev schiacciarono la primavera ceca impersonata da Dubček, la cui foto fu subito cancellata. La fiction Rai ha narrato un Moro ecumenico, dimenticando chi si batté per salvarlo, ha raccontato un De Gasperi liofilizzato, ha fatto di Gramsci un'immaginetta votiva. E ancora, i video del terrore di Al Qaeda, la foto simbolica dell'iraniana Neda, l'enigma dell'immagine della Sindone fotografata in negativo, l'inquietante Blade Runner dove l'immagine, il replicante, sfugge al suo creatore, in un mondo ossessionato dalla Tv onnipresente come il Grande Fratello di Orwell.
Quando foto e cinema, considerati prove di fatti e storie, risultano una messa in scena e, a volte, un inganno
Echi dal web Non è vero ma ci credo, il nuovo libro di Paolo Pillitteri (dal sito "www.voceditalia.it") Opnioni: TV stampa e Web di Vittorio Feltri, Fedele Confalonieri, Paolo Pillitteri, Davide Mengacci (da tecnologopercaso.com) Non è vero ma ci credo (recensione da "Mangialibri.com")
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