Armando Verdiglione: «Siamo oggi invitati e provocati a una fase nuova, una fase in cui è questione proprio del valore intellettuale. Ciascuna cosa si precisa, si enuncia, si chiarisce e si scrive, quindi può essere intesa, senza più la negazione della materia intellettuale e della produzione intellettuale. Questa è la nostra chance, in cui possiamo dire: "Ecco, noi siamo arrivati a costituire un patrimonio, nella memoria, a costituire qualcosa nell'arte e nella cultura, qualcosa che può dare i frutti e può rendere". Il rendimento giunge al valore intellettuale. È questa la scommessa per la quale noi siamo invitati a puntare al valore intellettuale, quindi ancora una volta alla verità. Senza la paura, senza negare le proprietà intellettuali del viaggio, i cifremi del viaggio. La proprietà è intellettuale. Non più possessione, non più padronanza. Non più sostanza. La realtà intellettuale è questa: la vita diviene qualità. Senza la costruzione, senza l'approccio costruttivo, la vita non diviene qualità. La realtà nella parola è la realtà intellettuale: la parola originaria, leggera, intera, integra, arbitraria, libera. Il discorso occidentale, il luogo comune, fa di tutto per evitare, per negare, per togliere la parola, per rappresentarla, economizzarla, finalizzarla, per assegnare a essa una sostanza e una mentalità che possano sorreggerla. Evitare la parola risponde al canone. La realtà sociale è la realtà convenzionale, prodotta dall'ideologia diventata mentalità. La realtà non è intellettuale se non in virtù del materiale e della costruzione. Non è intellettuale se non in virtù del progetto di vita e del programma di vita. Senza tale progetto e senza tale programma la vita è assunta dal dialogo, ovvero dal luogo della paura condivisa».
La realtà della vita è la realtà intellettuale
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