La proprietà è della parola, non è soggettiva. Impossibile appropriarsi della parola, prenderla, darla, toglierla, confiscarla, liberarla, consegnarla. Nessuna competenza e nessun codice della parola, nessuna esecuzione della parola. Impossibile attribuirla a una grammatica. La parola non può sottoporsi al discorso, non può essere la rappresentazione o il fenomeno, rispetto al discorso come tale o alla causa finale. La parola stessa non è la parola come tale, è la parola originaria, leggera, integra, arbitraria, come la vita, come l’altra cosa, senza luogo. Gli umani, nell’idea di potere parlare, si sono preoccupati di assegnare alla parola un luogo e, addirittura, di fondare su questo luogo una presa della parola, una gestione della parola, una padronanza sulla parola, fino a inscriverla nel discorso comunitario. Per questo, hanno giocato al minimo, da qui l’economia del due, l’economia della differenza e della varietà.
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