La cosa non è “qualcosa” e non è “una cosa”. Nulla di cui tu possa dire: “È questa la cosa!”. Nulla di cui tu possa dire: “Ecco la cosa!”. Nulla sostituisce la cosa. Nulla sta in luogo della cosa. La cosa non ha luogo. La cosa della vita è il narcisismo della parola: è il narcisismo che io non penso, è il narcisismo che non mi appartiene, il narcisismo che non mi dà nessuna identità, è il narcisismo che non mi assoggetta. Chi mai può toglierlo? Chi mai può confinarlo? Chi mai può confiscarlo per rendermi soggetto? Nessuno accetta di farsi soggetto, nessuno si abbandona, nessuno si libera del narcisismo della vita. Se voi avete l’idea della cosa, voi abbandonate il narcisismo della vita e trascorrete le ore a confrontarvi, a paragonarvi, a situarvi nella relazione tra voi e voi, tra voi e l’Altro e tra l’Altro e voi; trascorrete le ore a situarvi rispetto all’idea di voi, rispetto all’idea dell’Altro; trascorrete le ore a pensarvi, a pensare l’Altro, a mettervi in linea o in piano, a osservare e a rettificare il corpo e la scena, a medicare il corpo e la scena contro la parola, contro l’anomalia della parola; trascorrete le ore nel sovrappensiero, a pensare al luogo ideale; trascorrete a preoccuparvi di voi e dell’Altro, a curare il vostro caso, a immaginare e a credere nel vostro destino, quasi fosse un destino assegnato.
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