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Il tempo che resta
Libro
pp. 122
7,75 €
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Di nuovo io assumo oggi l'integralità di questo mio libro, il più consono a me fra tutti i miei libri, quello che meglio mi esprime. Lo dico senza compiacimento ma solo per solerte omaggio al nuovo lettore perché sappia, scoprendo questo racconto, che non è mutato lo sguardo dell'autore sugli avvenimenti riportati con tutte le loro implicazioni. Non potrei dire altrettanto degli altri miei scritti, sopra tutto di quelli giornalistici. La constatazione più attuale è che quanto abbiamo vissuto negli ultimi decenni trae origine dalle idee, dagli eventi e dagli uomini che hanno fatto la nostra storia dopo la seconda guerra. E per capire il nostro tempo, attraverso il "vissuto" che è l'unico a valere agli occhi dei nuovi storici, una chiave sicura sta nelle cronache e nelle testimonianze che costellano quegli anni.
Un importante giornalista e intellettuale francese racconta i "suoi" anni '70. Un libro di grande interesse per l'attualità.
Il racconto degli anni '70 di un testimone d'eccezione, un grande giornalista e intellettuale francese noto in tutto il mondo. Definito da Milan Kundera "un edonista calato in un'epoca troppo politicizzata", in Il tempo che resta Daniel racconta la passione e le lotte di un intellettuale negli anni in cui si ripensava il comunismo, in cui l'Italia veniva sconvolta dal terrorismo e in cui la religione e l'ideologia franavano lasciando una lunga scia di incertezze di cui ancora oggi si avvertono gli strascichi. Un racconto lucido e ancora attuale.
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