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L'era delle rotture
Libro
pp. 282
12,91 €
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Ho cercato di capire e di far capire. Definizione di testimone. E a volte mi sono concesso di non "seguire" o addirittura di condannare e immancabilmente ho suscitato l'impazienza di chi mi aveva associato alla sua causa. Durante la guerra d'Algeria che oggi non è occasione di accuse nei miei confronti avevo invece tanti contestatori che vedevano in me un eccessivo compiacimento nel trovarmi così combattuto e troppa comprensione per l'avversario. Ma con il passare del tempo il ricordo di quella debolezza si è temprato. Il giornalista – quale io sono – ha aderito all'evoluzione degli avvenimenti e delle idee. E questa evoluzione non ha più lo stesso senso per ciascuno di coloro che un tempo si raccoglievano attorno a poche idee grandi e chiare di una verità per la giustizia. Sta qui il dramma della nostra generazione. Ma anche un'ulteriore chiarificazione intorno alle "delusioni" che suscitano gli uomini come me. Evoluzione, dunque? Valga a riassumerla un'unica importante constatazione: la disastrosa esperienza degli ultimi trent'anni c'induce a capire tutte le rivolte ma a non confidare in nessuna rivoluzione. Cosa gravissima. Cosa gravida di conseguenze. E le assumo per quanto mi riguarda ben sapendo che in questo non ho il diritto di coinvolgere altri che me. Quasi una precauzione che sono stato man mano indotto a scegliere nei miei editoriali per "Le Nouvel Observateur". Di fatto la mia audacia – se ce n'è ancora traccia – consiste soltanto nel formulare su un giornale cose che ciascuno a volte si rimprovera di pensare.
A corollario di questa constatazione dirò che una volta mi rassegnavo appena al fatto che il fine giustificasse i mezzi ma oggi sono deciso a non accettarlo a nessuna condizione e con nessun pretesto.
(Jean Daniel)
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