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La ferita e Il tempo che viene
Libro
pp. 577
15,49 €
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"Provo un piacere inquieto e ghiotto all'idea che i lettori italiani possano leggere questo libro. Fra tutti è quello che, dopo Memoria al presente, ha avuto la migliore accoglienza in Francia. L'insieme di testi più mediterraneo che mi abbia ispirato la vita".
Nel luglio 1961, nella Tunisia ormai indipendente di Burghiba, durante un servizio per "L'Express", Jean Daniel viene ferito: proiettili di mitraglietta sparati da un elicottero, la morte improvvisamente vicina e insistente, poi l'esitante rinascita. Da allora e per alcuni anni annota su un quaderno gli eventi di quell'epoca in tumulto, che sorprendeva la Francia nell'irrisolta questione algerina, subiva le prime avvisaglie dell'islamismo, soffriva il tramonto di De Gaulle e annunciava il maggio francese.
Trent'anni dopo, una diversa lettura di quegli stessi eventi, e il seguito, dalla decolonizzazione all'implosione del comunismo, dalla guerra d'Algeria alla guerra del Golfo, mentre irrompe Israele e emerge Le Pen. Da Sartre a Foucault, a Havel, a Kundera. Da Camus di nuovo a Camus.
"Che cosa resta di tanta meditazione? Una volontà di associare Dio a cose non lontane dal piacere. Un'irreprimibile e amara compassione per la condizione umana. L'esperienza che non è possibile vivere senza l'amicizia".
Questo libro, scritto nei primi anni novanta, si divide in due parti: La ferita, raccolta di scritti dal 1961 al 1968 e Il tempo che viene, considerazioni sugli avvenimenti che hanno segnato gli anni sessanta alla luce dei fatti che si stanno compiendo (il dopo Mitterrand, la guerra in Israele, il successo del nazionalismo francese di Le Pen).
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