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La sacra storia
Libro
pp. 232
14,46 €
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Lo scritto giovanile di Görres Fede e Sapere (1805) – che, per usare il suo stesso linguaggio, può essere considerato "l'embrione mitico" del suo pensiero – è una cosmogonia teosofica che ha per padre Schelling e per madre Jakob Böhme. Görres descrive qui con potenza linguistica come Dio si trasformi nel mondo e come infine il mondo ritorni a Dio divinizzandosi a sua volta [...]. Si tratta della filosofia della natura di Schelling nel linguaggio fantastico di Jakob Böhme. Ma in questo saggio compare anche un secondo aspetto, non meno importante: al di là della dottrina della filosofia della natura in forma teosofica, Görres ritiene che il contenuto del "mito" sia soltanto espresso nella forma di una teosofia natural-filosofica. "Il mito" però – e giungiamo così al terzo livello, che rappresenta altresì il nucleo effettivamente originale e originario della prospettiva di Görres –, è l'antica mitologia indiana. Sono i Veda ciò in cui la teosofia e la filosofia della natura tedesche si riconoscono" (H. A. Korff, Geist der Goethezeit, vol. 4, p. 181).
Cosa aggiungere a questa definizione così essenziale e lapidaria di un grande studioso come Korff? Solo questo: che in Görres (e in particolare nel secondo saggio di questo volume, La religione nella storia, 1807-8) la filosofia della storia romantica perviene in tutti i sensi ai suoi estremi e scopre orizzonti che costituiscono ancora l'"al di là" del nostro attuale pensiero.
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