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Il cavaliere della paura
Libro
pp. 145
7,75 €
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L'Annunciazione è il paradosso della nominazione. L'Angelo enuncia l'impossibile: il Verbo che si fa carne. La Madonna si torce per tanto dire. L'oro sgomina la prospettiva, gli sguardi non s'incontrano, i corpi rimangono sospesi, mentre al Terzo, la più umoristica delle inscenazioni, è affidato l'ammiccamento dell'isteria all'arte.
Profanata, la Sacra Rappresentazione attende colui che ha destinato a riscattarla, il Cavaliere.
Scelta degna, infelice.
Il Cavaliere, le palpebre pesanti, erra. Stordito s'aggira nel dire. Alla Tavola Rotonda l'eroe veglia insonne, demone ipocondriaco votato a inventare mostri sui quali trionfare, scrivendo con la lancia l'arte dell'iconoclastia sui corpi sezionati di Don Juan e Philip Marlow, Cary Grant e Dimitrij, Lacan e Mengele, Zarathustra e il Gatto con gli stivali. Nomi evocati da un nome, Silva, per esibirsi in una scrittura per nulla esentata dall'eroismo, poiché trova il suo stile nel timore temerario, nella strenua resistenza della fobia al narcisismo.
S'il va... nome sfracellato e teso al salto che lo sfracellerà tendendolo.
Non ci si occupa di Poesia. Si è occupati, invasi, invasati. L'arte non si consuma, ma consuma. Non ingrassa e impoltronisce l'uomo, ma affila il simulacro del dio saettante.
Il Cavaliere, protagonista del libro, convoca a una Tavola Rotonda miti storici e letterari e si esibisce in una scrittura che sorge da una particolare combinazione di cinema, teoria, poesia e umorismo.
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