Tanto si è scritto di Bettino, poco di Benedetto. Come se l'epoca che precede il 1976 non avesse contato nulla nella formazione del Craxi leader. Eppure, le basi erano già state gettate nella Milano del 1960. Benedetto parte da qui per il lungo viaggio che lo porterà a guidare l'Italia. È qui che introduce il concetto di "squadra", di "noi", pressoché sconosciuto nella federazione socialista, di politica riformista come bussola; è qui che pensa a un partito "aperto" che coinvolga i laici. Sul finire degli anni Cinquanta, Milano sembra attendere il risveglio come la Bella addormentata nel bosco, ma, allo stesso tempo, è la città che per prima istituisce in Italia l'assessorato all'Immigrazione. È la Milano con la nebbia profumata, di Rocco e i suoi fratelli, di Testori, Gaber, del cardinal Montini e di monsignor Pisoni. E del film Milano, oh cara, di cui Craxi è soggettista e sceneggiatore, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1963. La città di Benedetto diventa laboratorio politico nazionale, anticipando di ben tre anni il primo governo di centrosinistra. È un'operazione lungimirante, fortemente voluta da Craxi, che vede protagonista con lui Albertino Marcora, grande figura della Dc lombarda. Questo libro è la testimonianza di uno "che c'era". Attraverso episodi inediti, si rivela un Benedetto che ha grande stima degli avversari politici, sopra tutto d'area democristiana e comunista, un Benedetto laico ma non anticlericale, generoso verso chi necessita di solidarietà politica. Già in questi anni è "autorevolmente autoritario" ed esprime posizioni chiare in politica estera: «I comunisti non sono a sinistra, sono a Est» ama ripetere, facendo proprio il celebre detto di Guy Mollet. Dunque, Benedetto è fondamentale per il passaggio a Bettino. E la Milano che fa e produce, decide e realizza è protagonista con lui del cammino verso la modernizzazione e il cambiamento. Nicolas Sarkozy ripete spesso: «L'immobilità è la morte». Benedetto Craxi detto Bettino l'ha anticipato di molti anni. |